Dai tempi di Fatherland il nome di Robert Harris è associato a thriller scritti con una estrema cura dei particolari. In questo caso (Robert Harris, Conclave [Conclave], Mondadori 2016 [2016], pag. 268, € 12,50, ISBN 978880466511, trad. Annamaria Raffo, link Amazon) ci si sposta in un fantafuturo nel quale il papa (che ricorda sin troppo Francesco…) è improvvisamente morto, e si tiene un conclave in un momento piuttosto difficile per il cattolicesimo. È abbastanza chiaro sin dall’inizio chi verrà eletto, e non è impossibile capire il colpo di scena dell’ultimo minuto; ma il libro non è un giallo e quindi questo non è così importante. Molto più interessante leggere degli intrighi intessuti dai vari papabili: il decano Lomeli che è la voce narrante della storia, il camerlengo quebeccaro Tremblay, il nigeriano Adeyemi, il segretario di Stato Bellini e il tradizionalista patriarca di Venezia Tedesco… ognuno con i propri scheletri nell’armadio. Gli intrighi non mi stupiscono; più difficile almeno per me credere alla quantità di informazioni che giunge dentro il conclave.
Un’ultima cosa: non posso perdonare alla traduttrice Annamaria Raffo (e naturalmente ai redattori: ma esiste ancora quella figura?) di aver fatto diventare “prefazione” la preghiera che precede il Santo (e Preghiera universale la Preghiera dei fedeli al di fuori del Venerdì Santo). Hai un libro con rituali cattolici da cima a fondo e non controlli qual è il termine italiano corrispondente a quello inglese?
Non son sicuro di aver capito bene la Sua critica, ma temo che per quanto riguarda la preghiera universale la Raffo non abbia tutti i torti
in quale senso? Tecnicamente la preghiera si chiama “Universale o dei fedeli”, ma un qualunque foglietto ecclesiastico la chiama solo “dei fedeli”, tranne appunto nella liturgia del Venerdì santo in cui però la struttura è completamente diversa.
D’accordo, però nella gerarchia delle fonti tra messale romano e foglietto prevale il messale romano
D’accordo, ma non mi pare che la traduttrice abbia controllato il messale romano (a meno che non abbia preso la versione latina, abbia trovato Praefatio e l’abbia tradotto come prefazione). Harris con buona probabilità ha usato il termine comune in inglese, quindi qui ci voleva il termine comune in italiano.
…estrema cura, si. Apprezzo tantissimo i suoi libri ma mi ricordo che in “Pompei” il protagonista Marco Attilio attraverso’ un campo di mais…! MI sono sempre chiesto se anche questo fosse un errore del traduttore
in questi casi l’unica è andare a cercare la versione inglese (oggi come oggi è abbastanza semplice, perché l’estratto magari lo trovi con Google Books, soprattutto se riesci a intuire quale può essere l’originale)
in quel caso credo che la frase incriminata sia a pagina 193, sesta riga:
[…] through near, rectangular fields of olive trees and corn, […].
La traduzione usuale di corn è mais, ma il termine è anche usato per “grano, frumento”. Insomma darei la colpa a chi ha tradotto (e a chi ha revisionato il testo :-) )
grande .mau.! son 10 anni che ci rimugino! :-D