Paolo Villaggio

Io a dire il vero conoscevo il fratello gemello Piero, segaligno professore universitario di fisica. Di Paolo Villaggio conoscevo i personaggi, dal professor Krantz tetesco di Cermania che buttava giù dagli spalti le vecchiette al ragionier Ugo Fantozzi epitome del travet della seconda metà del ventesimo secolo (e non è un caso che anche la parola “travet” sia un eponimo del protagonista dell’opera di Vittorio Bersezio: l’idea dell’impiegatuccio è radicata nel pensiero degli italiani). E naturalmente sapevo della sua collaborazione goliardica con De Andrè per il testo di Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers; d’altra parte ricordo che Fantozzi nasce con gli sketch televisivi, ma prima dei film vengono i libri.

Stabilito che secondo me Villaggio (Paolo) merita un posto nella storia della letteratura italiana del ‘900 oltre che in quella cinematografica, mi permettete di dire che negli ultimi diciamo dieci anni era andato abbastanza fuori di testa?

Ultimo aggiornamento: 2017-07-03 09:24

14 pensieri su “Paolo Villaggio

  1. mestesso

    I due fratelli erano ai poli opposti, e mi risulta fossero in pessimi rapporti.

    Considerato che Fantozzi è ancoa attuale oggi, post-gloalizzazione, Villaggio è un genio.
    Per gli anni di fuori di testa, fai anche 15.

    1. un cattolico

      In pessimi rapporti o in rapporti assenti?
      L’impressione che Paolo voleva dare era che avesse un grosso complesso di inferiorirà rispetto al fratello scienziato. Ma la mia personale sensazione è che ci marciasse divertito.

      Così come ci marciava divertito nel fare il pazzo, d’altronde ad un anziano si perdona tutto, etichettando le “follie” come demenza senile.

      1. .mau. Autore articolo

        Non ho mai chiesto a Piero in che rapporti fosse con Paolo :-) ma credo che avessero semplicemente scelto strade diverse.
        Sul fare il pazzo senza esserlo, mah. Al limite potrei immaginare che con gli anni abbia deciso di dire quello che pensava, ma nelle interviste mi pareva anche abbastanza confuso.

        1. Emanuele

          Era malato da anni, per questo sembra confuso e “fuori di testa”. Lo disse la figlia qualche tempo fa.

      2. mestesso

        “In pessimi rapporti o in rapporti assenti?”

        Entrambe. Da quel che mi è stato detto lo scienziato detestava più o meno fraternamente Paolo, e lo evitava. L’altro apparentemente dava corda. Mi stupirei se negli ultimi trent’anni si siano visti più di una volta.

          1. un cattolico

            Tra l’altro l’attuale voce su Piero Villaggio presente nella Wikipedia in lingua italiana è un fulgido esempio di punto di vista non neutrale (a tratti sembra proprio un’agiografia):

            «Internazionalmente molto noto, soprattutto negli Stati Uniti d’America, lo era probabilmente di più rispetto al fratello Paolo: lo dimostra soprattutto l’apprezzamento per i suoi studi, come pure il fatto che nel 2002, in occasione del suo 70º compleanno, gli sia stato dedicato un fascicolo speciale del Journal of Elasticity e sia stata scritta una sua biografia[13][14].»

            Bella forza essere più noto di un attore nel campo della teoria classica della elasticità, ma se scrivi che X è più noto di Y negli States nessuno intende immediatamente nel campo del sapere cui hai dedicato tutta la tua vita, ma più generalmente dall’uomo della strada.

            «Chi lo ha conosciuto, fra i tanti studenti, allievi e colleghi, lo ricorderà certamente per la sua caratteristica personalità non comune, ma soprattutto per il suo amore appassionato e disinteressato per la conoscenza, per il suo carattere schivo e discreto ma sempre disponibile, per la sua dedizione incondizionata al lavoro ed all’insegnamento, quasi una missione, così come per la sua rettitudine e integrità morale ed intellettuale.

            Da questi punti di vista, Piero Villaggio ha costituito e costituirà sempre un esempio ed un modello per quanti hanno avuto la fortuna di lavorare con lui, di conoscerlo o semplicemente di avvicinarlo e scambiare con lui qualche opinione, oppure, solamente di osservarlo impegnato, seduto davanti ai libri amati, intento al suo lavoro[5][15]»

            Se non è un’agiografia di un innamorato questa… :-S

          2. mestesso

            “Io non darei a mio figlio il nome di un fratello detestato… sarò strano io…”

            E chi ti dice che il nome l’ha scelto lui? Per quanto concerne la mia personale esperienza e di diversi amici, i nomi dei figli li sceglie la moglie :).

  2. un cattolico

    Pippone linguistico:

    «il fratello gemello Piero, segaligno professore universitario di fisica».

    Nel tuo caso vuoi dare a “segaligno”:
    a) il significato di magro/smilzo e basta,
    b) quello di magro e in salute (come una spiga di segale bella dritta),
    c) quello di magro e deboluccio (come una spiga stortignaccola)?

    Nei vocabolari si trova prettamente il significato b) (talvolta abbinato al significato di “magro” si può trovare anche quello di “lungo/alto”, vd. ad es. il dizionario Hoepli nel dominio di Repubblica.it), cioè non ci si ferma alla mancanza di adipe, ma si associa a tale condizione anche una sanità ed una robustezza che – come ricorda unaparolaalgiorno.it https://unaparolaalgiorno.it/significato/S/segaligno – sono forse un po’ anacronistiche oggigiorno (siamo nell’epoca dell’esaltazione dei manzi da palestra: un Fassino non è propriamente l’impersonificazione della sana e robusta costituzione, che probabilmente i più associerebbero a Dwayne Johnson…)

    «la parola “travet” sia un eponimo del protagonista dell’opera di Vittorio Bersezio»

    Non dovrebbe essere il contrario? L’eponimo è il personaggio che dà il nome e non il lemma che prende il nome dal personaggio…

    1. .mau. Autore articolo

      “segaligno” nel significato (b).
      per “eponimo”, correggi in “è diventato eponimo”.

      1. un cattolico

        Perdona la pedanteria, ma se Lucia (o Isa) ci legge penso converrà che la correzione dovrebbe essere “e non è un caso che la parola “travet” tragga origine dall’eponimo protagonista dell’opera di Vittorio Bersezio”

        1. Isa

          Leggo, leggo. Leggo sempre. Ma che vuoi fare, con chi teorizza l’invio senza rilettura come necessità…?

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