Dopo Il falò delle vanità, nel quale aveva distrutto le poche certezze che io avevo a riguardo della creatività, Stafano Bartezzaghi pubblica nuovamente per Utet; (Stefano Bartezzaghi, La ludoteca di Babele, Utet 2016, pag. 210, € 14, ISBN 978-88-511-3858-5) stavolta si dedica al concetto di gioco, partendo dalla semplice considerazione che non era convinto delle tantissime definizioni diverse che aveva raccolto nei decenni. Il risultato però non mi pare del tutto convincente. Ci sono delle classificazioni interessanti e condivisibili, come la distinzione tra paidia anarchica e ludus irreggimentato, ripresa poi da Eco su play e game, oppure la tetractomia di Roger Caillois tra l’agon competitivo, l’alea contro il destino, la mimicry che si dedica all’illusione e l’ilinx vertiginoso. Però avrei sperato di trovare una tassonomia più completa,che invece sfugge alla lettura. In definitiva, il succo è che il gioco può essere una cosa seria oppure no, e tutto dipende da noi.
(P.S.: ricordo che Utet ha l’ottima usanza di regalare l’ebook a chi compra l’edizione cartacea del libro. Se vi chiedete a che diavolo serve, rispondo “volete mettere la semplicità di fare una ricerca nel testo senza doversi scorrere tutto il libro?”)
(P.S.: io invece mi chiedo a che diavolo serve l’edizione su alberi morti…)
(a risparmiare energia elettrica per leggerla)
(lo pensavo anche io fino al giorno in cui ho cercato di leggere un libro cartaceo la sera)