Che cos’è un algoritmo? Oramai la metafora classica è ben nota: una ricetta, dove però non si trovano quelle indicazioni “un pizzico”, “q.b.” e simili che fanno imbestialire chi come me non capisce perché i dati nonpossano essere specificate una volta per tutte. In questo libro (Carlo Toffalori, Algoritmi, Il Mulino 2015, pag. 208, € 14, ISBN 9788815254153), però, Toffalori ci porta più avanti, dandoci un assaggio di come gli algoritmi si possano catalogare. La differenza tra le classi P (gli algoritmi che hanno una soluzione in tempo che varia come una specifica potenza della dimensione dei dati in ingresso) e NP (gli algoritmi per cui al momento sappiamo solo dimostrare rapidamente che una soluzione dataci è in effetti corretta, ma per cui al momento il tempo necessario per trovare una soluzione cresce esponenzialmente con la dimensione dei dati) è nota a molti, ma Toffalori aggiunge tante altre classi, creando uno zoo di algoritmi che non si sa ancora classificare in modo unitario. L’unico appunto che posso fare al libro è che sceglie di parlare di algoritmi a livelli molto diversi, perdendo probabilmente parte dei lettori e annoiandone il resto. È inutile: non si può scrivere un testo per tutti.