Iain Banks è uno che quando scrive di fantascienza non lesina certo. I suoi libri portano il concetto di space opera all’estremo, su scala letteralmente galattica. Anche in questo caso (Iain M. Banks, The Algebraist, Orbit 2005 [2004], pag. 534, Lst 8.99 , ISBN 978-1-84149-229-2) non ci si fa mancare nulla, dai wormhole alle flotte astrali, dalle razze aliene alle intelligenze artificiali, dalle cospirazioni ai tradimenti. Come se non bastasse, Banks scrive in modo prolisso e convoluto, con una pletora di aggettivi, una costruzione delle frasi che non mi capitava di trovare dai tempi in cui al liceo mi venivano propinate in traduzione, e passaggi con doppi dialoghi tra gli stessi personaggi da separare per riuscire a seguire il filo del discorso. Di algebra, nonostante il titolo, non ce n’è affatto, anche se è vero che il protagonista è alla caccia di una trasformazione algebrica che sarebbe la chiave per scoprire una rete segreta di wormhole planetari. Se si supera pagina 300 non viene voglia di smettere, ma bisogna arrivarci…
I Dwellers sono gli alieni più divertenti mai visti in un libro. Forse solo gli Affront di “Excession” (uno dei libri della Cultura di Banks) arrivano a tanto.
L’Inglese originale di “The Algebrist” non mi è sembrato così pesante però. Forse che la traduzione non sia il massimo?
traduzione? Non credo nemmeno sia stato tradotto. La “costruzione delle frasi che non mi capitava di trovare dai tempi in cui al liceo mi venivano propinate in traduzione” è una costruzione scritta in inglese, fosse stata scritta in italiano non ci sarebbero stati problemi perché sarebbe stata normale.
Boh. Evidentemente ho uno stomaco più rozzo :)