Ancora sulla satira

Stamattina mi è venuta in mente una cosa, riguardo alla famigerata vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto ad Amatrice. Se avesse avuto come titolo “Séisme à l’italienne: après spaghetti amatriciana” l’avrei capita. (Apprezzata o no sarebbe stata un’altra cosa, ma come avevo scritto non è quello il punto). Io non avrei nemmeno aggiunto “Séisme à l’italienne”, ma non voglio togliere l’analisi della vignetta ai quattro o cinque che si sono affrettati ad andare controcorrente e spiegare al mondo perché quella era satira.

Ma come ho commentato su Facebook, per quanto mi riguarda se il 99,5% della gente non ha capito allora hai fatto satira male: per farla bene occorre che non la capisca il 95% delle persone (tra cui magari io, non sto dicendo di essere più bravo degli altri a cogliere un qualunque aspetto). Infine se non la capisce solo il 20% della gente allora non è satira :-)

Ultimo aggiornamento: 2016-09-03 14:09

3 pensieri su “Ancora sulla satira

  1. carolina

    La satira dovrebbe fare male a qualcuno che compie degli abusi, non a qualcuno che subisce una catastrofe naturale. Ma va bene.. Poi andranno avanti con il burkini per un po’ e gli passa :))

  2. un cattolico

    La risposta del Tempo con la Tartara alla parigina è persino più brutta (esteticamente parlando) delle due vignette di Charlie.

    Possibile che la satira più becera abbia dei vignettisti così incapaci? È un modo per sopperire alla mancanza di capacità artistico-tecniche?

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