Sono quindici anni da quando ho lasciato Torino. Ormai ci vado sempre meno spesso, per una serie di motivi logistici. Ma è sempre la mia città, e quindi seguo con interesse le sue vicende. Torino è molto più in crisi del resto del nord Italia, e lo è da decenni, da quando insomma la Fiat se ne è andata. Le giunte hanno cominciato a cercare modi per affrancarsi dalla monoindustrialità, puntando sull’eccellenza industriale (e qui è andata molto male) e sulla vocazione turistica (con risultati migliori: il centro è molto più vivibile di un tempo, e anche l’offerta museale si è ampliata). Poi c’è stata la scommessa delle Olimpiadi, che hanno fatto conoscere Torino all’estero. Stendiamo un velo pietoso sul villaggio olimpico, già a pezzi, e sugli impianti fuori città: per il resto, però, la scommessa è stata vinta. Ora all’estero sanno che Torino esiste ed è visitabile. Sfiga ha voluto però che le Olimpiadi arrivassero prima di una recessione pesantissima. Risultato? I mutui per pagarne i costi, pensati per un’economia in crescita anche se lenta, sono insostenibili e in questi anni il Comune ha dovuto far cassa in tutti i modi possibili e immaginabili, dal taglio dei servizi alla concessione di permessi di edificazione ben oltre quanto sopportabile per intascare gli oneri di urbanizzazione.
Tutto questo fa capire come al primo turno delle elezioni Chiara Appendino abbia superato il 30% dei voti. Per quanto riguarda il ballottaggio, guardando i numeri, il commento è ovvio: si è verificato l’effetto Parma (o se preferite l’effetto Livorno). A Torino la destra non esiste praticamente più, come si è visto al primo turno: però quel 25% di elettori di destra è andato compatto a votare contro il PD, e probabilmente contro la gestione di Torino di questi ultimi anni. Nulla di strano.
E ora? Le condizioni al contorno non sono mutate. Sarò pronto a ricredermi, ma non vedo proprio come la giunta M5S potrà fare qualcosa di diverso: mi aspetto entro un anno al massimo le prime scuse “Non possiamo fare nulla perché il governo è contro di noi!” (come se Renzi avesse aiutato Fassino… un anno il comune ha persino deciso di sforare il patto di stabilità, vi ricordo). Mi dispiace solo per i miei ex colleghi ormai in pensione che sono passati armi e bagagli al MoVimento partendo dalla sinistra (M5S a Torino ha una storia un po’ diversa dal resto d’Italia), che sono convinti in buona fede che cambierà tutto.
P.S.: in effetti ho dimenticato di aggiungere che le circoscrizioni di Torino sono tutte in mano al centrosinistra (a causa dello sciagurato mini-Italicum) e che ci sono i Poteri Forti che remeranno contro. Scuse ce ne saranno a josa, ma il risultato finale resta lo stesso.
Ultimo aggiornamento: 2016-06-20 10:25
Secondo me hanno pesato tante piccole cose, che con il senno di poi si potevano evitare che con la botta di recessione hanno causato una brutta percezione.
Oltre all’eredita` delle Olimpiadi, anche secondo me l’idea di interrare stazione Dora FS ha creato un aggravio inutile di costi che non si sono riusciti a coprire. Io sto in corso Inghilterra e quindi ho visto per un sacco di tempo il maxi sterrato, che e` stato poi sistemato in economia, con alcune scelte che si potevano evitare, ma probabilmente se si fosse lasciata Dora FS in superficie a quest’ora i lavori sul passante sarebbero stati completati, forse, di sicuro ci sarebbe stato un collegamento tra Torino Porta Nuova/Lingotto FS e Caselle possibile, e pazienza se
non si sarebbe potuto arrivare dalla direttissima per Caselle fino in corso Orbassano direttamente… per l’aeroporto prendi il treno :)
Poi stendiamo un velo pietoso sull’Arena Rock e sul jazz Festival, ma quelli al confronto sono bruscolini…
@Mike: di Arena Rock e Jazz Festival non so nulla, quindi non dico nulla. Per il passante e l’interramento di Dora, non è stata una scelta delle Ferrovie? D’altra parte sono decenni che se ne parlava, non so se tu ti ricordi del progetto fine anni ’70 dell’autostrada urbana che doveva prolungare l’A4 ed arrivare in piazza Statuto. Al limite il guaio è di GTT che avrebbe dovuto bloccare per un po’ la Torino-Ceres a Madonna di Campagna e abbassare vieppiù il piano del ferro da Largo Giachino verso piazza Baldissera.
D’accordo sul fatto che il nuovo sindaco potrà fare poco per risollevare la situazione di Torino, così non potrà fare granchè qualsiasi altro sindaco. L’effetto congiunto di fiscal compact e patto di stabilità, criminalmente recepiti acriticamente nella nostra legislazione, hanno ridotto all’impotenza le amministrazioni comunali, trasformati in meri esattori di tasse.
Quello che è certo è che a livello nazionale (e conseguentemente a livello locale) il solco tracciato dalla BCE e strenuamente difeso dai governi sostenuti dal PD non potrà che procedere implacabile.
L’unica speranza che vedo, per Torino così come per tutte le altre città, è che con le prossime politiche emergano forze che abbiano come primo obiettivo il ritorno ai principi della Costituzione del ’48 ed evidenzino la totale incompatibilità dei Trattati europei con la nostra Costituzione, iniziando con annullare le modifiche all’art. 81 itnrodotte dallo sciagurato governo Monti, con l’unanimità dell’intero parlamento di allora (2012).
Ed ovviamente di queste quisiquilie praticamente nessuno se ne occupa. Vuoi mettere le sfide appassionanti tra Sala-Parisi o Renzi-D’Alema?