Leggendo questo libro (in versione originale, quindi non sono in grado di commentare la traduzione) ho scoperto che la sua prima edizione fu autoprodotta. Mi chiedo solo se il mercato anglosassone è diverso antropologicamente oppure ha semplicemente una massa molto maggiore dell’asfittico mercato italiano. Ad ogni modo, che dire di questo libro? (Andy Weir, The Martian, Broadway Books 2014 [2011], pag. 370, $ 7,61 , ISBN 9780804139038) Non ho le competenze scientifiche multidisciplinari per valutare se la storia regge, ma forse non è nemmeno così importante nonostante il libro sia di hard SF. Io lo leggo come un Robinson Crusoe del XXI secolo, o forse più correttamente come un McGyver dello spazio: l’idea che traspare è come l’ingegnosità umana permetta di trovare risposte a tanti problemi usando quello che si ha a disposizione. Diciamo che almeno per me questo alla lunga diventa esagerato, e non per nulla ho letto il libro ancor più a spizzichi e bocconi di quanto la mia già alta capacità di saltabeccare mi porta a fare. Posso immaginare che l’interesse primario di Weir fosse proprio questo, e i tentativi di recuperare il povero Watney siano stati aggiunti per rendere la trama più interessante: però credo che il tutto sia ancora sbilanciato. Magari il film è stato migliore da questo punto di vista: il libro almeno per me è risultato buono ma non ottimo.
Come qualità letteraria l’ho trovato nullo. Essendo già scritto come una sceneggiatura cinematografica, o meglio ancora televisiva, il film è proprio la morte sua.
Da segnalare per il coraggio di raccontare un’avventura spaziale dove non muore nessuno, però, invece di uccidere metà del cast per rimarcare quanto sia pressante il pericolo come fanno tutti di solito.
Hai ragione, è raro che non muoiano tanti o, per i film che guardo tipicamente, che nessuno sia già morto da prima.
Sono arrivato a sospettare che paghino molto di meno gli attori che non arrivano vivi ai titoli di coda.
D’accordo su tutto (io però l’ho letto in italiano). Il film ha senza dubbio lasciato i nerd a bocca asciutta perchè la massa delle spiegazioni tecniche sparisce quasi completamente, ma è (a mio avviso) a livello del libro. Bravo Scott a non cadere nella trappola dei colpi di scena a ripetizione, fino a rimuovere l’ultimo (il capottamento sulla rampa che scende nel cratere) che avevo trovato davvero fuori luogo nel libro.
È proprio vero che esistono gusti diversi. Ho comprato il libro (epub, seconda edizione, inglese) perché suggerito da amici. È rimasto nel mio Kobo per mesi. Poi m’è capitato davanti una sera prima di andare a dormire e… l’ho letto tutto di un fiato. Notte in bianco. Il film è stato poi una delusione; sarebbe stata meglio una serie: un problema per episodio.
Da persona non esperta di fisica ho trovato buono il ritmo (sì, da sceneggiatura), il linguaggio (ben calibrato sul personaggio: uomo, buoni studi, carattere irriverente come sanno essere gli scienziati) e la trama (giusto uno o due accidenti di troppo). Ma soprattutto ho trovato ottimo il modo in cui l’autore ha trattato i temi fisici: nessuna semplificazione da bambini delle elementari (come si traduce “dumbing down” in italiano?) sempre un po’ di introduzione per chi i non è esperto ma mai spiegoni, che annoiano chi invece esperto è (gli amici che me l’hanno raccomandato sono fisici e chimici).
Una nota: leggendolo come libro elettronico si ha l’impressione che possa il protagonista possa davvero morire da un momento all’altro. Non è come per i libri fisici in cui puoi vedere che mancano ancora 200 pagine e quindi è ovvio che la storia non possa finire lì.
@Pla: dipende. Io lascio sempre indicata la percentuale di lettura, quindi so quanto mi manca :-)
@Pia: secondo me il non sapere quanto manca alla fine è un vantaggio degli ebook.
“The anxiety, which in this state of their attachment must be the portion of Henry and Catherine, and of all who loved either, as to its final event, can hardly extend, I fear, to the bosom of my readers, who will see in the tell-tale compression of the pages before them, that we are all hastening together to perfect felicity.”
― Jane Austen, Northanger Abbey
Con un Mammut Newton and Compton sortisci lo stesso effetto.
(Aspetto che la lettura sia riposante tanto quanto quella di un cartaceo per iniziare a parlarne bene :P ).
avevo scambiato un paio di commenti con Bressanini (Scienza in cucina) sul suo blog, a proposito del film. Io facevo notare quanto fosse assurdo produrre acqua dall’idrazina nel modo mostrato senza che Matt Damon non si avvelenasse con l’idrazina non reagita e l’ammoniaca generata come sottoprodotto. Dario mi segnalò che effettivamente nel libro si faceva cenno all’ammoniaca e mi indicò anche il passaggio su Google books, dove dopo due righe si poteva già trovare un grossolano errore stechiometrico. Ora, nessuno pretende che in un libro di sci-fi ci sia il rigore di un testo scientifico, però se ti prendi la briga di mettere i numeri (con pedanti spiegoni che sembrano copia-incollati da un testo di chimica liceale) che almeno siano corretti, nessuno aveva costretto l’autore a metterceli.
Secondo me non bisogna bersi tutto quello che c’è scritto nei libri!
anche negli ebook che hanno un formato liquido?
Beh, leggendo in formato liquido mentre tento di galleggiare nella società liquida… ogni tanto bevo e spesso sputo.
Il libro è scritto davvero maluccio. Si fa leggere, per carità.