Qualche giorno fa è stato reso noto che il numero di morti in Italia nei primi otto mesi del 2015 era cresciuto dell’11% rispetto all’anno scorso. Ci avevo anche fatto una delle mie battute che non fanno ridere. I politici delle opposizioni hanno subito attaccato il governo, spiegandoci che l’inquinamento di queste ultime settimane ha avuto effetti così perversi che sono addirittura tornati indietro nel tempo: ma date le loro tipiche conoscenze scientifiche, non c’è poi molto da stupirsi.
Per fortuna che c’è chi, come il direttore di Le Scienze Marco Cattaneo, invece che fare proclami cerca ulteriori dati. Il Direttore ha recuperato i dati di mortalità degli ultimi quattro anni divisi per mese e ha segnalato, con l’aiuto di altri lettori ragionanti (ciao, Peppe!) alcune possibilità che vengono alla mente e che dovrebbero venire investigate: l’ondata di caldo del luglio 2015, peggiore di quella del 2012 ma meno pubblicizzata dai media; il calo delle vaccinazioni antinfluenzali nell’inverno scorso; la nuova normativa sulla notifica dei decessi; infine le fluttuazioni statistiche che nel 2013 e 2014 avevano fatto ridurre il numero di decessi. (Per favore, leggete l’articolo e i commenti, sono entrambi istruttivi ciascuno a modo suo)
Quali insegnamenti si possono trarre da questa storia? Parecchi. Innanzitutto, se si hanno troppo pochi dati (il numero totale di morti in un anno) non si può ricavare molto: i dati mensili hanno permesso di fare nuove ipotesi. (Ma attenzione a non esagerare: i Big Data sono tutta un’altra cosa e necessitano di un approccio completamente diverso!) Inoltre bisogna tenere a mente che – a differenza dei problemi che vengono dati da risolvere a scuola – nella vita reale la risposta è raramente unica: sono molte le cause, non necessariamente correlate, che concorrono a formare il risultato. Poi le fluttuazioni statistiche che sono sempre neglette hanno invece la loro importanza, anche se sempre come concausa. Infine, è questa è la cosa più importante, fare ipotesi è facile ma poi, come del resto Cattaneo sottolinea, bisogna anche verificarle.
Ultimo aggiornamento: 2015-12-29 18:09
Giao!
La vera notizia è che Cattaneo legga anche Avvenire, da buon anticlericale qual è. :D
O anche l’articolo gli è stato passato da Peppe o da uno degli altri ringraziati? ;)
P.S.: Naturalmente dell’articolo di Avvenire non ha messo il link, leggere sì ma pubblicizzare è troppo! Per cui: http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/attenti-ai-morti.aspx
O forse l’ha visto citato altrove ed è andato a cercare la fonte?
A cosa ti riferisci? Non certo all’articolo di Neodemos dello stesso autore, che è posteriore, come ricorda lo stesso Cattaneo. Se il prof. Blangiardo ha scritto anche altrove prima dell’11 dicembre (data dell’articolo di Avvenire), Cattaneo non cita espressamente dove…
Io la notizia l’avevo letta su Corriere o Repubblica, per dire.
Come ipotizza Cattaneo, una possibile causa potrebbe essere l’ondata di calore. ma in tal caso si sarebbe dovuto trattare di morti “in più”, ma di morti anticipate, con conseguente diminuzione dei decessi nei mesi seguenti; staremo a vedere. Altra ipotesi, specie per l’aumento di febbraio-marzo, l’effetto del calo delle vaccinazioni anti-influenzali e anti-pneumococciche. Calo legato a campagne di stampa criminali e a azioni politiche miopi,tese a risparmiare sulla spesa in vaccini (che va nel bilancio dell’anno x), senza badare all’aumento dei morti nell’anno x+1. Last but not least, un dato anomalo deve sempre far sospettare un bias di rilevazione. Magari, come si ipotizza, per sopraggiunte modifiche normative nella tempistica di notifica…
manca un “non”
@enrico: dove?
nel frattempo sono stati recuperati dei dati relativi ad altri paesi europei: il picco di febbraio / marzo c’è anche altrove (il che fa pensare che il virus influenzale fosse più virulento e/o il vaccino meno efficace, supponendo che all’estero non vi sia stato un calo delle vaccinazioni), mentre il picco di luglio sembra solo italiano (forse perché altrove non ha fatto così tanto caldo)
http://www.neodemos.info/leccesso-di-mortalita-del-2015-alcuni-dati-su-cui-riflettere