_Twilight of the Gods_ (libro)

9780571103416Che senso ha fare un’analisi musicale teorica delle canzoni dei Beatles, che notoriamente non avevano alcuna cultura musicale e suonavano ad orecchio? Beh, un senso ce l’ha. Come il musicologo Wilfrid Mellers spiegò in questo vecchio libro (Wilfrid Mellers, Twilight of the Gods, Viking 1974 (1973), pag. 215, ISBN 0-670-73598-1) la teoria musicale nasce per codificare cosa si suona. Da un punto di vista armonico la musica pop, come del resto il blues e il rock, è sicuramente meno complessa della musica classica diciamo dal 1700 al 1900; ma questo non significa che le note siano affastellate a caso. Le “cadenze eolie” narrate dal critico musicale del Times riguardo a Not a second time sono per Mellers semplicemente il risultato di una sperimentazione del quartetto che ha parecchie affinità con la musica rinascimentale per l’ottima ragione che anche a quel tempo, con il passaggio dalla modalità alla tonalità, si viaggiava a vista… pardon, a udito.
La prosa è piuttosto pesante, anche senza considerare il gergo tecnico (al termine del libro c’è un glossario, ma non fa certo le veci di un testo di teoria musicale): sicuramente il libro non è adatto al tipico fan che non avrebbe i mezzi per seguire l’esposizione, ma richiede appunto un buon background. Rispetto a quando lo lessi per la prima volta trent’anni fa, l’ho poi trovato meno interessante: non so se la ragione sia perché oggi di Beatles ne so molto di più di allora o perché in effetti i temi musicali sono solo accennati. Un’ultima curiosità: i quarant’anni del libro si notano nell’uso della parola “Negroid” in riferimento alla musica nera, che evidentemente allora non era un tabù come oggi.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-27 19:34

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