Oggi pomeriggio nella scuola di Jacopo e Cecilia si sono tenute le elezioni dei rappresentanti di classe, e nell’occasione c’è anche stato un veloce racconto di cosa era successo in questo mese. Tralasciamo le banalità come il fatto che hanno sbagliato a consegnare i moduli con l’elenco dei votanti (c’erano due copie della prima pagina e nessuna della seconda): tanto con un singolo candidato nessuno si preoccupa più di tanto delle formalità. Comincia già a essere più preoccupante il fatto che l’insegnante di sostegno di un bambino nella classe di Cecilia (22 ore la settimana) arriva da Salerno, ha un figlio di 5 anni e uno di un anno e mezzo, e dopo una settimana di servizio se ne è presa due di congedo. L’ho già detto a suo tempo e lo ripeto: quella di obbligare gli insegnanti a fare una graduatoria di tutte le province dove poter ottenere la cattedra, e non lasciare indicare solo quelle che si volevano, è stata nella migliore delle ipotesi un’idiozia e nella peggiore una scelta ben precisa per sfoltire le graduatorie fregandosene di cosa succederà quest’anno.
Ma la cosa davvero preoccupante è che due settimane fa è stato inserito nella classe di Cecilia un bambino filippino arrivato in Italia a maggio, senza alcuna scolarizzazione (nel senso di asilo), che sicuramente non parla italiano né inglese e forse parla tagalog e che tende a sfuggire – un pomeriggio ha preso ed è tornato a casa da solo, dimostrando in effetti un ottimo senso dell’orientamento. Non mi sono mai preoccupato dei bimbi non di etnia italiana: tutti quelli che Jacopo e Cecilia hanno avuto all’asilo e qui alle elementari parlavano italiano, e con i genitori in un modo o nell’altro ci si arrangiava. Ma qua è impossibile, e – inutile dirlo – quest’anno dati i tagli di bilancio non c’è nessun facilitatore. Non credo che questa scuola sia “buona”.
Ultimo aggiornamento: 2015-10-19 19:32