Sto leggendo Il GGG di Roald Dahl e sono arrivato al punto in cui il signor Tibbs, maggiordomo capo di Sua Maestà, deve preparare la tavola per il GGG. Correttamente il signor Tibbs moltiplica per quattro le dimensioni di sedia e tavolo, ma poi aggiunge: “bisogna moltiplicare tutto per quattro: otto uova in luogo di due, sedici fette di bacon al posto di quattro, dodici toast invece di tre, e così di seguito.”
Notate nulla di strano? Il cibo vale per volume, quindi il GGG non mangia quattro volte un essere umano ma 64. Certo, stiamo parlando di un romanzo e non sono certo che tutte le misure relative raccontate nel corso della storia siano corrette, né la cosa mi ha infastidito : ma in questo caso l’ostinarsi a indicare i rapporti delle dimensioni richiederebbe un controllo più preciso…
(Per amor di cronaca il GGG mangerà ben più di quanto il maggiordomo capo aveva fatto preparare, ma non viene spiegato che il motivo era proprio quello delle proporzioni)
mi sento molto stupido, però mica l’ho capita, da dove salta fuori il 64?, mica moltiplica per quattro il lato di un cubo….
il GGG è alto quattro volte, largo quattro volte e spesso quattro volte un essere umano, quindi il suo peso è 4^3 = 64 volte quello di un essere umano (mentre la sua superficie è “solo” il quadrato) e quindi ha bisogno di 64 volte tanto cibo.
Poi arriveranno sicuramente quelli che spiegheranno come un gigante non potrebbe essere così alto e avere la stessa struttura di un essere umano, e avrebbero perfettamente ragione: ma per questo io invoco the suspension of disbelief.
e non può essere che il maggiordomo in questione debba appunto far la figura dello scemo?
ma soprattutto: è già adatto a bambini di sei anni? io ho provato a leggere a mia figlia l’ascensore di cristallo quando aveva quell’età e per via dei giochi di parole e dei riferimenti alla cultura americana anni ’70 non c’ha capito niente.
no, il maggiordomo faceva tanto il maggiordomo britannico, e si era anche inventato tutti i sistemi per fare tavolo e sedia per il GGG.
Per il resto: alla fine ho scelto di non leggerglielo perché l’inizio era davvero tetro (gloomy). Dopo rimane un po’ truculento come molti libri di Dahl, ma secondo me regge bene, e i giochi di parole sono venuti fuori meglio di quanto temessi all’inizio, con il capitolo “il ratto” che in realtà parlava di rapimento.