Ho letto questo articolo del Post e mi sono restati una serie di dubbi. Premessa: non conosco la libreria citata nell’articolo (che è dalla parte opposta di Milano rispetto a casa e ufficio) e le auguro ogni bene. Però mi sembra strano che si scriva come una grande novità che «i libri che provengono direttamente dalle case editrici più piccole […] vengono venduti con la formula del conto deposito», cosa che credevo fosse lo standard editoriale – anche perché altrimenti si ha poca voglia di occupare spazio in libreria per un libro magari poco conosciuto che non si sa se si venderà. È più probabile che appunto la differenza con le altre librerie indipendenti stia nel fatto che trattino direttamente anche con i piccoli editori.
L’altra cosa che mi torna poco è che «la tavola fredda porta il 60 per cento degli incassi totali». Io non ho nulla contro i bar nelle librerie, anzi li trovo una cosa davvero carina. Però a questo punto non è la libreria che ha un bar associato, ma è il bar che ha associata una libreria, il che non è molto bello per il concetto di libreria in assoluto, indipendente o di catena. Che ne pensate?
Il distributore lavora in conto deposito, il dettagliante no. Il dettagliante fa i resi.
sono ragionevolmente certo che l’attualmente moribonda Celid avesse il conto deposito.
Per quanto mi riguarda penso che ogni iniziativa sia da premiare. Ci sono rimasto così male per la chiusura di Zanaboni…
(Per i non torinesi, era una bella libreria, grande, su due piani, vicino alla stazione Porta Nuova)
Però la colpa è dei nostri legislatori. Mi spiego meglio: Amazon vendeva libri sia a prezzo pieno che scontato, alcune volte arrivando anche al 30%, ma molti titoli, specie i più nuovi, erano a prezzo pieno o con sconti minimi, 1 o 2%. Poi hanno fatto la legge “ammazza Amazon” che avrebbe dovuto favorire le librerie “tradizionali”, imponendo ai siti web un tetto massimo agli sconti del 15%. Come ha reagito Amazon? Adesso pratica il 15% su tutto il catalogo: libri nuovi e vecchi indistintamente. Così uno va nella libreria “tradizionale”, sfoglia i libri che gli interessano e poi va a comprarli su Amazon, sicuro di prenderli a prezzo inferiore, con buona pace delle librerie “tradizionali”…
Leggendo il tuo post e non il Post mi viene da pensare che sia più una biblioteca (con consultazione ma senza prestito) con servizio di ristorazione e possibilità di acquisto dei libri stessi.
Conoscendo per esperienza personale il posto (che si trova in piazza Berlinguer, se vogliamo esser precisi) posso confermare che si tratta di un bar, con annessa libreria. Bar discreto, non a buonissimo mercato. Quel che mi stupisce è che dichiarino un 60% di ricavi dal bar, dato che a lume di naso la quota per me sarebbe più correttmante un 85% almeno. Ma forse questo non stava bene dirlo
almeno il bar è discreto :-)
comunque l’articolo è un evidente marchettone
mavalà?
Per me l’unico bar con libreria rimane la Celuc, quando ancora aveva un bar degno di questo nome. Poi gli hanno fatto causa, e adesso è diventato un posto triste. http://www.celuclibri.it/bar/
confermo l’impressione :-) è un locale che vende anche libri :-)