“Sì, ma quelli di Charlie Hebdo se la sono cercata”. L’hanno detto dei miei colleghi, l’ha scritto il direttore della sezione europea del Financial Times. Ecco. I due attentatori hanno vinto. Non tanto per avere ammazzato quella gente, ma per avere convinto tanta, troppa gente che bisogna essere “responsabili” ed evitare di provocare.
Tanto per essere chiari, io non comprerei mai Charlie Hebdo, perché trovo volgare buona parte della loro satira. Mi arrabbierei anche se – fuori da questo momento particolare – qualcuno mi sbattesse davanti certe loro vignette; però riconosco il loro pieno diritto di essere in edicola a essere acquistato degli interessati.
E già che ci siamo, non capisco nemmeno perché dovremmo mai chiedere ai “musulmani moderati” di dissociarsi. Un conto sono le figure istituzionali e sociali, perché loro sono un simbolo e i simboli contano. Ma non glielo vado mica a chiedere al poliziotto Ahmed Merabet, né al correttore di bozze Mustapha Ourrad, anche perché non potrò farlo. Ma non lo vado nemmeno a chiedere al mio amico Yagoub, perché so benissimo che la sua idea dell’Islam non contempla per nulla l’omicidio. Proviamo a ricominciare da qui?
Ultimo aggiornamento: 2015-01-08 16:17
A questo riguardo l’intervento che ho apprezzato di più è una vignetta del NYT, completamente bianca, con scritto sotto “l’unico modo per non offendere nessuno”.
Ricominciamo a chiedere ai governi democratici di non finanziare più le guerre di pace, i dittatori amici e le grosse opere mafiose.
Ho presente un governo che ha buttato già 20 milioni di euro per difendere un cantiere in mano al partito e che per farlo ha scelto di sopprimere la polizia alle frontiere.
Ricordo il capo di un ente che si rammaricava che alcuni miliardi dati ad un defunto dittatore potevano essere usati meglio e che si preparava ad inviare alcuni aerei carichi di armi ad un altro dittatore diventato amico.
Ancora una volta si vede come sbagliare la domanda sia ben più grave che sbagliare la risposta.
Parole sante (a parte quando dici che hanno già vinto, non è vero, ma è vero che è quello l’oggetto della contesa).
Vale la pena di riportare il solito ottimo commento da The Atlantic…
http://www.theatlantic.com/international/archive/2015/01/we-are-not-all-charlie-hebdo-attack/384319/
g
Io trovo che il dover essere responsabili non sia contro il diritto di non esserlo.
Non hanno vinto, i tuoi colleghi, i miei colleghi, il direttore del giornale e tutti quelli del “se la sono cercata” sono dalla loro parte, ma non hanno vinto.
Tutti quelli che giustificano lo stupro per una gonna troppo corta, tutti quelli che giustificano l’omicidio per una vignetta troppo blasfema, tutti quelli che giustificano la violenza sono la stessa faccia dell’altra medaglia. Molti di loro hanno troppo da perdere per imbracciare dei fucili e rischiare la vita, ma altrimenti, quelli che se la cercano verrebbero trovati e puniti.