In questi giorni sono da mia mamma a Usseglio, e viste le mille attrattive del luogo capita che per fare qualcosa io mi compri La Stampa, il quotidiano torinese in grossa crisi di vendite e che ha appena alzato il prezzo di pubblicazione a un euro e mezzo. Oggi la pagina delle lettere al giornale era completamente dedicata ai commenti dei lettori su questo aumento: a prima vista c’era una perfetta alternanza tra pareri positivi (nel senso di “capisco la necessità”, non certo di “che bello!”) e negativi. Leggendo più attentamente, però, si poteva notare come le lettere a favore erano molto più argomentate di quelle contrarie; un lettore disattento avrebbe avuto l’impressione (subconscia, per giunta) che la bilancia pendesse dal lato dell’accettazione del fatto.
Le pagine locali poi sono state occupate per due giorni di fila dallo studio del Politecnico per rifare la rete di trasporti pubblici torinese. Premessa per chi non vive da quelle parti: il comune è in crisi nera e cerca di raschiare il fondo del barile, se non addirittura svendere il barile stesso. Leggendo la presentazione dello studio, si notano idee sensate in assoluto, come studiare la rete tenendo conto che a differenza dell’ultima ristrutturazione del 1982 ora c’è una metropolitana e ridefinire le fermate per ridurle e aumentare così la velocità commerciale; idee discutibili, come tagliare pesanemente il numero di linee complementari e non fare più entrare in centro le linee intercomunali ma farle terminare presso le linne di forza; idee pericolose, come ridurre la frequenza delle linee secondarie a una corsa ogni 20 minuti e farle terminare alle 21. Bene: queste ultime idee erano ben nascoste negli articoli di ieri e oggi si è persino citato un non meglio identificato studio comparato con città di tutto il mondo per dimostrare che a Torino si viaggia nel lusso. Il tutto naturalmente senza alcuna discussone sui coefficienti di riempimento dei mezzi pubblici, tanto per fare un esempio.
Diciamocelo, insomma: la Busiarda sta effettivamente cercando di aggiornarsi, e le bugie di oggi sono molto più sottili di quelle di un tempo…
Ah! I bei tempi quando i ciclisti travolti dalle auto erano sempre rigorosamente “a spasso” (cioè nessuno poteva usare la bici per andare al lavoro ma solo per stupido diletto) e quando le marche di auto straniere erano sempre ben in evidenza in caso di incidenti mortali (ogni sabato sera divenivano lamiere contorte praticamente solo W* modello G*)!
E quando l’unica cosa che facevano i sovietici era produrre, in tempo per l’edizione della domenica, ridicole zucchine giganti o sviluppare oscure tecniche per il mitico lavaggio del cervello!
E quando il famoso statista vicino alla decadenza era (in TV e in foto) solo e sempre immortalato mentre mangiava, mentre i suoi compari erano ripresi solo e sempre mentre istruivano le folle di re ed imperatori stranieri?
Come erano semplici!
Forse è OT, ma da ciclista urbano, cosa ne pensi delle proposte indicate nell’articolo http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/trasporticomunicazioni/2014/08/codice-strada-governo-e-maggioranza-affossano-la-mobilita-sostenibile.html ?
A parte che i 30 Km/h li vedo solo nei cantieri, non so quanti ce ne siano in città,
io, a piedi, preferisco vedere in faccia il pericolo, piuttosto che “rabbrividire” sperando che da dietro qualcuno non mi travolga…..
Ciao, Mauro
la mia religione mi vieta di cliccare sul sito di beppegrillo(tm).
So che a Milano volevano fare molte zone 30; ma la mia sensazione è che sia più pericoloso il parcheggio in mezzo alla strada che la velocità di base.
se il punto è quello del “contromano in bici sulle strade larghe-ma-non-troppo”, la mia posizione è abbastanza neutra, nel senso che si può fare ma non è la cosa primaria. Per dire, sotto casa mia funzionerebbe, ma già sulla parallela non lo farei perché è molto più trafficata. (E comunque non funzionerà mai: per farlo seriamente occorre aggiungere tutta la segnaletica verticale per avvisare le auto, figurati se hanno i soldi per farlo)