Sindone: crocifissione a Y?

L’articolo segnalato da Galileo a proposito di un nuovo studio della Sindone è molto interessante. Secondo Matteo Borrini e Luigi Garlaschelli, infatti, le macchie di sangue sul braccio non sarebbero compatibili con una crocifissione a T, ma bensì con una a Y, cioè con le braccia molto in alto anziché orizzontali.

Naturalmente lo studio (lo trovate qui, alle pagine 205-206) si limita a scrivere che «Considering these results, the imprint on the Shroud does not correspond with the traditional artistic image of a crucifix with arms stretched out on the crossbeam», e non prosegue a valutare le altre ipotesi: tipicamente, che la crocifissione ai tempi dei romani fosse effettivamente fatta con una croce – pensate solo che fino a pochi decenni fa l’iconografia faceva portare tutta la croce al Cristo, e solo in seguito si è passati ai pali già pronti per l’uso – e che fosse usanza medievale crocifiggere qualcuno. Per questo secondo punto, il razionale è semplice: se io dovessi fare una finta Sindone potrei anche decidere di crocifiggere qualcuno perché “sembri vera”: ma a questo punto faccio le cose come credo siano avvenute, e quindi con il poveretto messo a T. Se invece mi limito a mettere il sudario su uno che era stato crocifisso per tutt’altra causa, allora è chiaro che come viene, viene…

Peccato che di tutto questo non vi sia traccia nel resoconto di Galileo, che si premura però di ricordarci che lo studio è stato “realizzato anche con il sostegno dell’Uuar” (sic – però il link arriva correttamente al sito UAAR)

Ultimo aggiornamento: 2014-04-08 10:51

4 pensieri su “Sindone: crocifissione a Y?

  1. Bubbo Bubboni

    ” fosse usanza medievale crocifiggere qualcuno.” non ho capito cosa vuol dire.
    Qualcuno sostiene che al tempo dei romani la crocifissione era improbabile? O che solo dopo ebbe maggior diffusione e tecnologie di migliore impatto mediatico?

    Beh, ci sarà anche chi sostiene che per diversi secoli le reliquie non sono state economicamente e politicamente rilevanti o che il ferro da stiro sia stato inventato solo nel dopoguerra…

    1. .mau. Autore articolo

      ai tempi dei romani sicuramente crocifiggevano (anche se almeno io non so esattamente come). Nel medioevo, cioè al tempo della datazione C14 della Sindone, non so se crocifiggessero. (Naturalmente per fare una reliquia potevi sempre prendere uno e crocifiggerlo, come ho scritto: ma allora lo fai secondo il metodo ufficiale)

      Le reliquie sono state politicamente rilevanti almeno dal quarto secolo, pensa ai chiodi della Croce…

  2. un cattolico

    @.mau.: hai mai visto la riproduzione della Sindone fatta da Luigi Garlaschelli?
    Se quella dev’essere una prova inconfutabile del suo essere un artefatto e non un’immagine acheropita, beh io seri dubbi li avrei…

    Relativamente all’argomento è interessante leggere anche il botta e risposta internautico sulle precedenti analisi prodotte da più parti, avutosi tra Garlaschelli e Paolo Di Lazzaro dell’ENEA: un riassunto – per quanto fazioso (seppur di fazione opposta rispetto ai finanziatori di Garlaschelli dell’UAAR) – lo trovi qui
    http://www.uccronline.it/2012/02/23/sindone-il-fisico-di-lazzaro-risponde-alle-poche-obiezioni/

    Personalmente non ho mai dato un grosso peso alla veridicità della Sindone (e del resto non è certo una verità di fede, figuriamoci che non lo sono neppure le rivelazioni private riconosciute dalla Chiesa, come Lourdes, Kibeho in Ruanda o Fatima…), ma è innegabile che Garlaschelli si stia spendendo non poco per la causa, d’altronde deve tutta la sua notorietà a quest’unica ricerca.

    Mi chiedo quindi cosa spinga sia chi è aprioristicamente convinto dell’autenticità, sia chi è aprioristicamente convinto della sua falsità, a dedicarvi tanto tempo e risorse: per chi è favorevole, anche a “sputtanamento” avvenuto, resterà una bella icona (e come tutte le icone del crocifisso avrà l’unico scopo di richiamare alla mente la passione di Nostro Signore, “niente più”!), per chi è contrario, si avrà la prova dell’ennesima finta reliquia (e quanti chiodi o frammenti della croce ci sono in giro?).

  3. Michele Salcito

    L’esperimento di Borrini e Garlaschelli presenta vizi di forma che invalidano il loro lavoro:
    1 – il sangue usato è quello di una sacca per le donazioni e si sa che contiene l’anticoagulante eparina mentre il sangue dell’uomo della Sindone è quello di un soggetto sotto sforzo e sotto intensi dolori.
    2 – Il sangue dell’Uomo della Sindone non scorre come un ruscello perché è il decalco di un’emorragia in parte tamponata dalla pressione dei polsi contro il legno della croce.
    3 – Il braccio di Garlaschelli non è proprio sopra la testa e non è il braccio di un uomo crocifisso con muscolatura contratta al massimo come avveniva nei crocifissi;
    4 – i rivoli dell’esperimento sono lineari mentre sulla Sindone hanno un altro aspetto prodotto da due posizioni diverse;
    5 – la crocifissione con le mani alzate non darebbe molto tempo di vita perché il poveretto morirebbe asfissiato ma l’Uomo della Sindone è morto con il capo riverso in avanti, non per mancanza d’aria ma per emopericardio.
    6 – le braccia dell’Uomo della Sindone, essendo rimaste dopo la mortte del soggetto, una più piegata dell’altra dimostra che esse non erano inchiodate allo stesso punto o su due punti paralleli.
    Si potrebbe continuare…

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