(attenzione: questo mio post è molto basato su sensazioni personali e poco su fatti. Non fidatevi troppo).
A quanto pare, gli utenti di Bip Mobile sono stati “terminati” il 30 dicembre, quando il suo fornitore di connettività, Telogic, ha chiuso i rubinetti a causa di suoi crediti insoluti. Telogic (Italia) a sua volta è più o meno sopravvissuta al fallimento della casa madre, Telogic Dansk, tanto per dire.
Quello che sta succedendo poteva forse essere prevedibile. Innanzitutto ho scoperto – e non ditemi che lavorando nel campo avrei dovuto saperlo – che in telefonia mobile non ci sono solo gli MVNO (Mobile Virtual Network Operator, operatori mobili virtuali che non hanno reti proprie ma le affittano dagli altri operatori, come CoopVoce, PosteMobile e simili) ma anche gli MVNE (Mobile Virtual Network Enabler), cioè attori che si mettono in mezzo tra gli MVNO e gli operatori reali. Continuo a pensare che l’aumento degli intermediari incasini soltanto le cose.
Ma poi, avete fatto caso alla pubblicità che Bip Mobile faceva? Si definivano “operatore telefonico low-cost”. Il modello low-cost è nato nel trasporto aereo con la deregulation: gli operatori offrivano un servizio più spartano sulle direttrici più profittevoli, e quindi permettevano di risparmiare sui vettori di bandiera che avevano prezzi improponibili ma un servizio più capillare. Peccato che gli operatori sopravvissuti (quindi non considero Alitalia, ma se per questo nemmeno Sabena…) abbiano contrattaccato, e anzi è strano che in queste vacanze di fine anno non sia fallita nessuna società aerea (sempre non considerando Alitalia). In telefonia mobile il concetto di “servizio più spartano” non è ben chiaro; inoltre in questi ultimi tre anni c’è stata una guerra feroce sulle tariffe che ha lasciato mezzo morti anche gli operatori veri e propri. Di Tim sapete fin troppo bene, Wind sembra avere 12 miliardi di debiti, e non stiamo a parlare di Tre, con Hutchinson Whampoa che ha tentato di fonderla con Tim per scappare dall’Italia. Gli unici che al momento respirano sono quelli di Vodafone, perché hanno avuto un’iniezione di capitale fresco vendendo la rete USA. In queste condizioni, su quali margini possono contare gli intermediari? Ecco.
Ultimo aggiornamento: 2014-01-02 19:02
…e dire che il guru Scalfari di Pasqua e Catechismo se ne intende, visto che ormai è pappa e ciccia con papa F. !
Domanda per chi è dell’ambiente: cosa c’è di vero nella voce che il servizio (appoggiato a Tre) fosse “talmente low cost” da non dare servizio fuori dalla copertura di Tre? L’ho sentita al BarSport, quindi accetto anche “tutte fregnacce”, come risposta.
@Anonimo999: tecnicamente dovrebbe essere possibile, praticamente non so. Lì bisognerebbe chiedere a qualcuno di Tre.
Re: «Di Tim sapete fin troppo bene, Wind sembra avere 12 miliardi di debiti, e non stiamo a parlare di Tre, con Hutchinson Whampoa che ha tentato di fonderla con Tim per scappare dall’Italia»: per la serie Bar Sport, a Natale ho regalato al compagno della mia vita uno smartphone nuovo, dato che girava con un pezzo da museo, e al negozio Wind dove ho effettuato l’acquisto la commessa a un certo punto – parlando con un altro cliente – ha affermato che «la Tre se l’è comprata la Wind» (verrà da lì il buco da 12 miliardi?). Hm? Ma soprattutto: Hutchinson Whampoa è un nome vero? Dài, non è possibile…
@isa: sono almeno sei mesi che Tre vuole andarsene, ma nessuno la compra. Anche quelle di Wind sono state voci.
Tutto si tiene, allora. Le commesse dei negozi di telefonia non sono una fonte affidabile di notizie finanziarie, meno male :-)
Tu che te ne intendi(tm), non c’è nessun progetto per scorporare la rete? Attualmente gli operatori fisici spendono una barca di quattrini per installare e mantenere reti che in larga misura sono sovrapposte l’una con l’altra…
Io non me ne intendo, ma in realtà quando si parla di “scorporare la rete” si intende esattamente l’opposto, cioè quella che dalle centrali telefoniche (comprese) va alle case. Le reti di backbone non danno molti problemi, anche se ce ne sono tante.
(Ovviamente sto parlando della rete mobile) Mi par strano che non rappresenti un problema ciò che comporta, per ciascun operatore, avere e gestire una selva di ricetrasmettitori. Con una rete “neutrale”, è abbastanza plausibile che a parità di servizio non sia necessario sommare meramente le capacità individuali degli operatori attuali, con benefici in termini di consumo energetico, copertura e magari pure di inquinamento elettromagnetico. Augh!
ah, sul mobile. Beh, credo che ci siano già degli impianti co-locati, ma almeno nelle città non cambierebbe molto, secondo me.
Qui in Inghilterra è accaduto volontariamente: mi pare che al momento esistano due zaibatsu della telefonia, TMobile/Orange e O2/Vodafone, più la Tre, che qui non so come se la passi economicamente. Certo, mi domando per quanto continueranno ad esistere con nomi diversi società che sfruttano la stessa rete (che rappresenta la massima parte dei costi, immagino)