Beatles e copyright

A quanto leggo sulla BBC, i Beatles (almeno quelli che rimangono più gli eredi) stanno preparando una compilation “bootleg” di versioni di prova di quanto poi è stato pubblicato nei primi due album, Please Please Me e With the Beatles. Come mai? Semplice. Gli album sono del 1963, e i diritti sulle registrazioni scadrebbero dopo cinquant’anni dalla pubblicazione… a meno che le registrazioni non siano state pubblicate, nel qual caso – grazie a una leggina passata il mese scorso – i diritti durano settant’anni. Notate che non stiamo parlando di diritti di esecuzione: semplicemente diventerebbe legale pubblicare quelle tracce, pagando naturalmente i Beatles perché le hanno suonate.
Semplice, no? È uno dei tanti esempi di Allungamento Perpetuo del copyright, una delle azioni più bieche che si possano fare: una presa per i fondelli pari a quella dell’allungamento dell’età pensionabile. D’altra parte, come scrive Wogblog, la prima raccolta dei Beatles alla BBC apparve solo e unicamente perché in Italia Great Dane pubblicò un cofanetto di nove CD con tutte le registrazioni disponibili… cofanetto che era assolutamente legale perché in Italia al tempo le performance live avevano solo 25 anni di protezione (sì, il cofanetto ce l’ho :-) )
Resta il punto che un istituto come il copyright, nato per proteggere l’autore, è ormai diventato un modo per proteggere la multinazionale. Forse c’è qualcosa che non va.

Ultimo aggiornamento: 2013-12-16 17:27

8 pensieri su “Beatles e copyright

  1. Ale

    Gino Paoli (attuale presidente SIAE) ammette candidamente che la maggior parte dei suoi iscritti vive di diritti d’autore ed equo compenso, in pratica rendite.

  2. .mau.

    @Ale: no, non “degli iscritti alla SIAE”. Probabilmente “del consiglio direttivo della SIAE”.

  3. Ale

    si, probabilmente con lo “scudo” degli iscritti si fanno gli interessi del circolo direttivo che si spartisce la maggior parte degli introiti
    però per legittimarsi pubblicamente devono presentare la faccenda nell’altro modo

  4. mestesso

    IL 90% delle rendite SIAE va a finire ad una ventina di persone, leggevo tempo fa da qualche parte, tra cui il compianto Lucio Dalla. Chissà se i suoi eredi si beccano pure la pro-quota senza aver fatto assolutamente nulla e sostanzialmente senza neppure essersi incontrati per anni…

  5. Ale

    wikipedia ha qualcosa a riguardo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_Italiana_degli_Autori_ed_Editori#Squilibri_di_ripartizione_e_di_diritto
    *Il 65% degli artisti registrati alla SIAE alla fine dell’anno percepisce in ripartizione dei diritti meno di quanto versa all’ente per la quota di iscrizione
    *Negli ultimi anni è in vigore una complessa “Ordinanza di Ripartizione dei diritti” che difatto fa sì che per alcune classi e attività (ad esempio i “concertini”), non vi sia certezza per l’autore di percepire i diritti, che pur i locali pagano
    http://www.zeusnews.it/n.php?c=17249
    Il problema di questi criteri di ripartizione e’ che non hanno alternative perche’ la SIAE ha il monopolio di rappresentanza degli autori, non sono criteri trasparenti e sono basati su calcoli forfettari, dove si stabilisce per approssimazione che gli artisti famosi sono praticamente gli unici ad essere ascoltati, e quindi a loro vanno destinati tutti i soldi, mentre quelli meno conosciuti praticamente non li ascolta nessuno, e quindi a loro non spetta nulla.
    e sul corriere qualche cifra
    http://www.corriere.it/economia/13_febbraio_22/guardi-incassa-piu-di-ligabue_c0b73c7a-7cb1-11e2-a4ef-4daf51aa103c.shtml
    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/notizie/spettacoli/2013/22-febbraio-2013/siciliano-guardi-incassa-piu-ligabue-vasco-signori-diritto-d-autore-2114151914918.shtml

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