Una volta c’era una distinzione tra i libri del Mondo Disco standard e i juveniles (pardon, “Discworld for younger readers”). Ora Pratchett ha deciso che la distinzione non c’è più: in questo trentottesimo libro della saga (Terry Pratchett, I Shall Wear Midnight, Corgi 2011 [2010], pag. 423, Lst. 6,99, ISBN 978-0-552-55559-3) i personaggi della serie principale qui non fanno solo da comparse, o per meglio dire ci sono personaggi di Ankh-Morpork che diventano coprotagonisti, oltre al ritorno in grande stile della protagonista di Sourcery. Quello che rimane della categoria juveniles è che la protagonista Tiffay Aching è un’adolescente (sedici anni) e l’idea che il libro debba spiegare – nella maniera del Discworld, ma quello uno se lo aspetta – le cose della vita. Il pensiero di Pratchett sulla stregoneria è sempre stato di due tipi diversi: da un lato c’è quella che lui chiama “headology”, cioè lavorare dal punto di vista psicologico, dall’altro quella che potremo chiamare magia per mancanza di una spiegazione scientifica. Questo vale anche per Tiffany, con la fregatura che una strega deve anche fare da medico e infermiere – ed è quello che porta via più tempo – e si trova comunque a essere odiata dalla gente che lei aiuta… per una ragione ben precisa. La storia si fa leggere bene, come al solito, anche se il finale è piuttosto ovvio.
Ultimo aggiornamento: 2013-10-12 07:00
CI SONO ANCHE IO NEL LIBRO? ALMENO COME COMPARSA?
Dire che “La storia si fa leggere bene, come al solito, anche se il finale è piuttosto ovvio” vale per tutti i libri di Pratchett dal primo all’ultimo. Ciò non toglie che me li stia rileggendo tutti in queste settimane.
@Clodovendro: per definizione i libri di Pratchett sono pieni di narrativium. Ma qua si è superato.