Ma non basta Google?

Leggo da Mazzetta dell’appello dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche italiane e per le Informazioni bibliografiche (www.iccu.sbn.it), che non dispone più dei finanziamenti necessari alla gestione del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). L’appello lo trovate qua: ai miei ventun lettori non penso sia necessario spiegare cos’è l’OPAC-SBN, ma forse questo post può essere letto da qualcun altro, e quindi due parole sono utili.
In Italia ci sono tante biblioteche. Non tutte hanno naturalmente gli stessi libri, non foss’altro che perché non avremmo spazio a sufficienza; quindi ognuna di esse deve fare un qualche tipo di scelta, che dipende dal pubblico della biblioteca stessa. Quando ero ragazzo io, ogni biblioteca aveva i suoi schedari: file di cassetti con una scheda scritta a macchina per libro, ordinate per autore e per classificazione Dewey. È poi nato uno standard che si chiama OPAC (On-line Public Access Catalogue), che fa la stessa cosa, anzi meglio, in elettronico; e man mano che le biblioteche convertivano in elettronico i loro cataloghi hanno anche pensato di metterli insieme, come per esempio hanno fatto le biblioteche lombarde. Migliaia di biblioteche in tutta Italia si sono poi accordate per fare un gigantesco catalogo elettronico unico: ora è possibile scoprire in quali biblioteche d’Italia si trova il libro che si sta cercando, e se si è fortunati anche ottenerlo con il prestito interbibliotecario. Quando si parla di possibilità di diffondere la cultura, l’OPAC-SBN è insomma uno strumento preziosissimo.
Tutto questo però non funziona da solo: occorrono persone che mantengano l’OPAC, e servono tra l’altro competenze non esattamente banali – e non automatizzabili – per fare un lavoro che sia utile per chi i libri li cerca. Detto in altri termini, non basta prendere Google e dirgli “toh, indicizzami questo”. Non servono tantissimi soldi: le macchine non devono essere supercomputer e anche il software è standard. Però bisogna pagare gli stipendi a chi queste cose le gestisce in pratica, e con gli ultimi tagli al Mibac soldi per loro non ce n’è più. Il guaio è che una biblioteca si vede, ed è facile spiegare cosa succede se non ci sono soldi; un OPAC non si vede, e quindi spiegarlo è più difficile. Iniziamo a parlarne un po’ tutti?
Aggiornamento: (h 20) Sembra che l’allarme stia rientrando almeno in parte, si veda qui.

Ultimo aggiornamento: 2013-05-21 07:00