[attenzione: qui faccio pubblicità, nel senso che faccio nomi di prodotti. Naturalmente non solo non sono pagato per farla, ma soprattutto le aziende in questione manco lo sanno.]
L’altro giorno ho finito la confezione di cacao Milka Slurp che aggiungo al latte dei treenni al mattino. Mentre buttavo via la scatola, ho visto che in basso c’era una linguella; tirandola, la confezione di carta si apre perfettamente e così si può mettere piatta nel bidone della carta. Qualcosa di simile capita con le pastiglie per lavastoviglie Quantum: lì la confezione è fatta di carta più plastica (anche perché la plastica mi sa sia necessaria), però se si fa un minimo di attenzione è possibile aprirla separando la carta dalla plastica, e quindi una volta terminate le pastiglie si può riciclare facilmente il contenitore. Qui manca la lode, perché la divisione non è immediata: ho visto tentativi di apertura non esattamente ottimali. Se non sbaglio, alcune marche iniziano a scrivere sulla confezione come dividere le varie parti della confezione stessa, una volta che la si è usata. Tutto questo costa poco alle aziende (a parte il costo iniziale per capire come rifare il confezionamento, intendo), e semplifica la vita al cittadino che vorrebbe evitare di buttare tutto nel sacco nero. Perché non capita più spesso?
Ultimo aggiornamento: 2012-12-24 07:00
Il passo successivo sarebbe rimuovere del tutto le confezioni usa e getta.
Sono sempre molto scettico riguardo al riciclaggio: ho guardato un po’ il mercato della PET riciclata e mi sembra che ad un certo punto (se non ci siamo già) le aziende che utilizzano materie prime riciclate spingeranno perché vengano creati più rifiuti (i fattori sono involucri in PET sempre più leggeri; prezzo delle balle di PET riciclato prossimo al prezzo del PET nuovo).
Per le pastiglie per lavastoviglie ci siamo già: vengono vendute insieme agli altri “detersivi alla spina”.
Il mio sogno è che ad un certo punto anche la Coca Cola torni (opzionalmente) alle bottiglie di vetro con la vecchia idea della cauzione. Altre aziende locali di bibite hanno già adottato questa soluzione e hanno anche una piccola rete di distribuzione che porta a domicilio le bottiglie piene e recupera i vuoti.
E cosa costerebbe poi alle organizzazioni mondiali assoldare uno furbo (anche plutoniano, nel caso) che pensi ad un sistema facile di identificazione di cosa va buttato dove?
Intendo un sistema più facile che, ad esempio, analizzare le molecole di un film plastico per capire se, nella data città, è riciclabile.