Più passa il tempo, e più resto convinto che Alessandro Sallusti abbia scientemente deciso di fare il martire. Non sta a me sindacare sui suoi motivi, e posso solo augurargli che abbia effettivamente quello che vuole. Possiamo poi interrogarci sulla “corsia preferenziale” che la magistratura sta avendo contro di lui: scegliete voi se il motivo è “perché è andato contro uno di noi”, oppure “semplicemente perché è una persona nota, con tutti gli annessi o connessi” o chissà per quale altro motivo. In fin dei conti io concordo con un punto specifico testo della condanna d’appello, quando il giudice scrive «per Sallusti non è possibile formulare una prognosi favorevole e ritenere che egli si asterrà dal commettere in futuro ulteriori episodi criminosi avuto riguardo alle numerose condanne già da lui riportate per reati della stessa indole».
La cosa che però mi fa più specie è un’altra. Non tanto che il Parlamento volesse fare a tamburo battente – anche se sembra che ci sia qualche intoppo – una legge “salvaSallusti”; quanto che la legge in realtà, con la scusa di evitare il gabbio al direttore del Giornale, inasprirebbe le pene pecuniare per chi diffama. A essere buoni, si può pensare che l’intento dei legislatori sia fare un’equipollenza tra il costo del carcere e quello dell’ammenda…
Ultimo aggiornamento: 2012-10-22 11:39
avessi a che fare con la santanchè, anch’io preferirei il carcere