Spending review e ospedali

Stavo guardando sul Corsera la lista degli ospedali che dovrebbero venir chiusi. Ho notato che a Milano non ce n’è nessuno, mentre a Torino ce ne sono ben quattro. Di due non so che dire. Per l’Oftalmico, posso immaginare che abbia senso accorparlo con qualche altro ospedale: tra l’altro è in una posizione piuttosto chiusa, ma in pieno centro di Torino a pochi passi dalla stazione di Porta Susa. Magari ci fanno anche dei soldi su a buttarlo giù e costruirci non si sa bene cosa.
Ma l’Amedeo di Savoia è un ospedale specifico per le malattie infettive, messo in una posizione strana (in mezzo a un’ansa della Dora, il che ha un senso per il tipo di ospedale che è), dove non si può costruire per rischi di esondazione. Insomma, spostare i malati mi pare complicato, farci soldi pure: qual è la logica dietro tutto questo?

Ultimo aggiornamento: 2012-07-05 11:32

2 pensieri su “Spending review e ospedali

  1. mestesso

    La logica è molto semplice (per i così detti tecnici): si determina quale è la performance ottimale in termini del rapporto costi/benefici (dove beneficio non è quello che il paziente riceve ma quello che gli americani chiamerebbero “bang for the buck”). A seconda di quanti soldi si devono recuperare si fissa in maniera arbitraria la soglia, e via! Se poi alcune di queste strutture siano o meno di qualità, non importa nulla.
    Non esistono altre considerazioni.
    Cmq, la clinica Maugeri merita di essere chiusa, a prescindere.
    Vorrei far riflettere sul numero di strutture di questo tipo in Calabria: lì si vede come veramente si buttano via ia soldi (no, non sono leghista, è pura evidenza oggettiva).

  2. Bubbo Bubboni

    Mi pare sbagliato cercare di capire la logica dei tagli partendo da cosa si taglia.
    Si taglia quello che è meno protetto allo scopo di non tagliare quello che è stato ordinato di non tagliare.
    Non bisogna dimenticare che nessun governo ha propagandato di sprecare o di far crescere la spesa pubblica in modo insensato (non è insensato che cresca, ma c’è modo e modo), eppure negli ultimi anni non ha fatto che crescere. Allora la logica delle scelte non andava capita guardando i tagli (che ci sono stati) ma a cosa serviva la massa di denaro che viene da una tassazione formidabile.
    E anche adesso la spesa pubblica crescerà anche continuando con i tagli al solito mix scuola-sanità-pensioni.
    La novità mi pare sia quella di prepararsi ad ulteriori tagli in modo “scientifico”: siccome nessuno ha voglia di tagliare quello che non serve (o che fa danni) sulla base di una valutazione precisa ed attenta, mentre chiunque vuole parametri automatici e “scientifici” da applicare con la testa nel sacco, si stanno continuando le azioni per costruire questa metodologia “automatica”.
    E’ bello vedere che nella politica tutto sta diventanto “inevitabile”, “obbligato”, “l’unica possibilità”, “da obblighi”, “non negoziabile”, ecc. L’arte del possibile è oramai presentata, con successo, come un tunnel senza uscita di scelte “scientifiche” e parametri da applicare automaticamente.
    Non resta che aprire una porta e vedere che non era vero.

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