La tesi di questo bel lungo saggio (Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata – Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, Universale Feltrinelli 20012, pag. 487, € 15, ISBN 9788807816444) rivolta come un calzino quello che ci è stato insegnato a scuola, e che gli studiosi della classicità hanno affermato per secoli. In pratica, secondo Russo il punto più alto della scienza classica si è raggiunto con il primo ellenismo, insomma dal 300 al 150 a.C.; quello che noi consideriamo il “rinascimento imperiale” (Galeno, Plinio, Vitruvio, Tolomeo…) è in realtà un regresso rispetto a quelle punte di eccellenza, con gli scienziati che avevano sì a disposizione le opere di qualche secolo prima ma non le capivano bene, e quindi si arrabattavano come potevano. Archimede non è stato un genio isolato, il “metodo scientifico” non è nato con Galileo ma quasi due millenni prima, e comunque Newton ha fatto una regressione, riprendendo temi aristotelici e teologici e allontandosi dai concetti originali della matematica. Ah, sì: Platone e Aristotele sono ridiventati di moda in età imperiale perché più comprensibili, ma in origine non valevano mica così tanto…
Praticamente tutta l’analisi di Russo si poggia su inferenze indirette, come del resto ovvio dato che non abbiamo a disposizione le fonti originali. Alcune di queste inferenze sono plausibili, come quella che afferma che a noi sono giunte – perché sembravano più carine e quindi erano più usate – le opere più divertenti come quella delle macchine giocattolo di Erone e non gli originali che erano stati creati per illustrare scopi pratici. Altre mi sembrano molto più tirate per i capelli, come l’affermazione che nel primo Rinascimento girassero per l’Italia manoscritti poi perduti, di cui non ci sono nemmeno citazioni casuali, e che erano stati accuratamente tenuti nascosti da chi li sfruttava per mostrare le proprie “nuove” idee. La lettura però è indubbiamente piacevole: non dico che il testo si legga come un romanzo perché è comunque denso, ma è certo appassionante, comprese le troppo brevi pagine finali sull’eredità perduta e la conclusione: “Attenzione, perché oggi stiamo perdendo il metodo scientifico per tornare al mito, con la gente che non capisce cosa sta dietro agli oggetti e i fisici quantistici che preferiscono parlare di fantasie”. Ma leggetevelo voi, fidatevi!
Ultimo aggiornamento: 2014-05-17 21:18
se non erro lo usano anche alla sissa come libro di testo. e per quel poco che conta, confermo: è stupendo :)
Una domanda tecnica: è leggibile dal volgo? (ovvero dal sottoscritto)
si
sì
Ah bene, lo prendo allora. Grazie.
Grandissimo libro, tra i 10-15 della mia biblioteca permanente. Si legge come un romanzo (ma di quelli belli), è il racconto di una grande e corale avvenutura dell’intelletto. Secondo la mia opinione non sono poi tante le deduzioni ed inferenze tirate per i capelli (per esempio ti posso confermare che in pieno Rinascimento giravano moltissimi manoscritti che sono poi andati perduti, spesso per sempre, e solo a volte riscoperti secoli dopo). E la mole di dati (per quanto spesso di non diretta derivazione) è talmente grande da far sospettare che la tesi di Russo sia, quanto meno a grandi linee, plausibile e convincente. Ed elegante: perché accettate poche e non irragionevoli premesse (i postulati), tutto il resto del discorso si tiene e si spiega quasi da sé; compreso il problema dell’improvviso decadimento e oblío di tutto un universo culturale…
Mille e una volta ho ringraziato Lucio Russo per questo suo immenso lavoro. Consigliabile a chiunque voglia leggere qualcosa di veramente nuovo, frizzante e dissetante.
:-) bene
“Newton ha fatto una regressione, riprendendo temi aristotelici e teologici e allontandosi dai concetti originali della matematica.”
Così, a pelle, mi pare una strøñ%@ta galattica. Mi riservo un giudizio più articolato quando avrò occasione di leggerlo. Probabilmente mai :).
@barbara: in duemila battute è difficile spiegare il tutto. Sulle idee parascientifiche di Newton (che scrisse anche un commento sull’Apocalisse…) ci sono varie opere in giro: sul metodo scientifico non-classico (pagine 439ss del saggio) si parte dal suo Hypotheses non fingo. Secondo Russo gli ellenisti avevano un sistema logico assiomi/postulati – teoremi che non era interessato a sapere la verità ultima degli assiomi/postulati; lui traduce il “salvare i fenomeni” affermando che la scienza ellenista parte dai fenomeni, e quando trova più teorie che si adattano ai fenomeni si sceglie quella più comoda più o meno come ufficialmente Galileo diceva di fare con l’eliocentrismo. Newton invece afferma che i postulati sono verità, semplicemente indimostrabili. Se vuoi, paradossalmente le n-mila teorie delle stringhe sono più vicine all’idea ellenistica.
(poi c’è la storia dei risultati matematici settecenteschi per nulla rigorosi, ma lì si entra nel complicato: secondo Russo la teoria euclidea delle proporzioni è quella che serve a giustificare il metodo di esaustione, e purtroppo il concetto era troppo complicato per gli imperiali e quindi non è stato poi tramandato…)
Lo sto leggendo, dopo aver letto le (poche) pagine di “Segmenti e bastoncini” dello stesso Russo visionabili su google, dove trovavo sostanziale conferma ad alcune mie vecchie ipotesi sui “nuovi” metodi di insegnamento…