Per l’ennesima volta un articolo su uno dei maggiori quotidiani italiani, questa volta il Corsera, mostra come i nostri giornalisti non siano ancora riusciti a capire l’abc di come funzionino nomi e indirizzi in Internet.
Eva Perasso parte da una notizia direi corretta, che tra pochi mesi non ci saranno più indirizzi IPv4 a disposizione, e riesce a tirare fuori come conseguenza che “per trovare un dominio libero tra quelli di vecchia generazione si spenderà sempre di più”, seguendo un percorso tutto nella sua testa.
Provo a spiegare per l’ennesima volta la differenza tra nomi e indirizzi. Queste notiziole sono ospitate all’indirizzo 80.94.113.103, e al nome xmau.com, il che significa che a xmau.com è associato l’indirizzo 80.94.113.103. Ma non è scritto da nessuna parte che l’associazione sia biunivoca, cioè che a un nome corrisponda uno e un solo indirizzo e viceversa! Un sito molto grande potrebbe avere più indirizzi, un po’ come il palazzo sede di una banca potrebbe avere più numeri civici, e soprattutto a un indirizzo IP possono corrispondere molti dominii, proprio come molte famiglie di un condominio abitano allo stesso numero civico della stessa via della stessa città. Il concetto non mi sembra così complicato, ma a quanto pare non entra proprio in testa al giornalista tipo. Certo, la mancanza di indirizzi IPv4 si farà sentire, ma non certo per quelle ragioni, o per “i pacchetti di siti acquistati per compiere frodi”…
Aggiornamento: (5 maggio, 11:30) Dopo tutto lo sputtanamento ricevuto, ma soprattutto dopo che Mantellini ha raccontato che non era nemmeno stato rettificato, quelli del Corsera hanno cancellato la pagina :-)
Aggiornamento: (5 maggio, 13:30) L’articolo è tornato in linea, con l’occhiello «Il seguente articolo era stato pubblicato in una prima versione contenente alcune gravi imprecisioni. Pubblichiamo a seguire una revisione del testo e chiediamo scusa ai lettori. La redazione.» e le frasi incriminate cancellate. Resta comunque poco chiaro chi si accaparri gli indirizzi IPv4, e insomma non segnalerei certo l’articolo per chi volesse sapere cosa sta succedendo: però è giusto apprezzare la redazione del Corriere che ha scritto nero su bianco “ci siamo sbagliati”.
Ultimo aggiornamento: 2010-05-04 15:06
La sua biografia dice tutto quello che serve sapere sull’autrice:
Sono una giornalista di XXXXX dal 2000: sono arrivata qui dopo alcune esperienze di uffici stampa soprattutto in campo turistico. In questi anni ho scritto di internet, tecnologie, telecomunicazioni, comunicazione web, cultura digitale in generale, relazioni pubbliche, alternando il lavoro di content manager a quello di giornalista sul campo, di copywriter e di account. In passato mi sono occupata anche di consulenze di progetto, sui temi dell’e-government e dell’e-democracy, oltre alla formazione, progettata e fatta in aula, insegnando la comunicazione interattiva e di rete.
E’ una biografia sincera e non spocchiosa, a differenza di molti suoi colleghi nel campo, e non sto facendo ironia. Certo, le basi sono quelle che sono, ma il mercato è quello che è.
Il problema di fondo è che si pensa che uno possa scrivere di qualsiasi cosa solo leggendo da fonti classificate “buone”, senza avere una cultura di base, ma offrendo un “servizio a valore aggiunto” di lettura di news scritte da altri.
E sì che la maestra a scuola insegna che a copiare non serve a nulla mica per niente…
Scusa, ma se non si fa un po’ di panico come si vende la non notizia? Perché la notizia della fine degli ipv4 circola da anni. Il fatto che un IP può essere lo stesso per molti domini è una delle regioni per cui gli indirizzi ipv4 non finiranno dall’oggi al domani e non sono finiti fino ad oggi, nonostante gli allarmi giornalistici.
Inoltre c’è pronta la soluzione: ipv6, che ci permetterà di avere un ip per ogni computer sul pianeta. Il passaggio non sarà rose e fiori, ma è già in atto ed è tecnicamente possibile.
Ah, dimenticavo: gli indirizzi ipv4 non stanno veramente finendo, o quanto meno non nel modo che si prospetta. In poche parole, esistono blocchi molto grandi di indirizzi IP allocati (gestiti da un certo ente) ma non usati (cioè utilizzati da un computer). La HP, per dire un nome, ne ha parecchi che non usa, ed il più grande di tutti è ovviamente il governo americano.
Qui alcune info: http://bit.ly/c7ja1X.
Ah, facessi il giornalista…
Un po’ come confondere le persone con i numeri di telefono.
Per me quello che manca è sempre la prospettiva del costruttore.
Abbiamo fatto Internet da zero (non proprio io, ma…), se non va la possiamo fare diversamente o far funzionare quello che c’è in un altro modo! Non è mica un dono degli dei che non si può smontare e modificare!
Sempre quest’idea che le cose si acquistano così come sono e se non ti piacciono non ci si può fare niente!
Oggi uno constatava che ci sono ancora dei tecnici e degli operai che fanno le cose… forse per rimarcare che non ci siano solo importatori, consumatori, ballerine e ladri.
L’ha segnalato anche Paolo Attivissimo. E nei commenti ho segnalato che eri arrivato prima te! XD
Il fatto grave non è tanto che la Perasso non capisca un tubo di teNnologia: è un diritto di chiunque confondersi tra indirizzi e domini. Né che abbia scritto un articolo per il Corriere della Sera: la mia considerazione per la stampa, quando parla di argomenti diversi da politica, cronaca nera e sport è totale.
Ciò che mi ha dato fastidio è che la Perasso lavori per quel giornale il cui nome mestesso ha pudicamente voluto censurare dietro una cortina di X.
Io invece lo scrivo, il nome del giornale: si tratta di Totem. Che non è un giornale qualsiasi, bensì la creatura di Franco Carlini, compianto precursore del giornalismo sulla rete e che si starà rivoltando nelle sue ceneri.
@Kualunque: ho visto, grazie :-) Ma direi che sono stati in tanti a parlarne, chissà se alla tipa sono fischiate le orecchie :-)
Ciao .mau., ero sicuro che la cosa non sarebbe passata inosservata. Anche io ieri ho scritto un commento a caldo: http://www.societapannunzio.eu/blog/contributi/315
Opss…
Articolo vaporizzato, sicuramente per un problema sul dominio. Mica lo hanno fatto sparire senza scusarsi per la fesseria scritta, loro sono la stampa seria…
Scusatemi, sono acido oggi
“Il fatto che un IP può essere lo stesso per molti domini è una delle regioni per cui gli indirizzi ipv4 non finiranno dall’oggi al domani e non sono finiti fino ad oggi.” ???
Gli IP utilizzati per i siti web sono solamente una frazione (piccola credo, non so quantificare) rispetto al totale degli IP in uso (pensiamo a tutti gli utenti finali di servizi di connettivita`). Non sono finiti perche` ci sono gli IP dinamici, perche` c’e` NAT (orrore!) etc. etc.
IPv6 c’e` e funziona, basta che i provider si diano una mossa (e ahime` in Italia non mi sembra lo stiano facendo)
Aggiungo che il recupero dei grossi pool IP allocati ma non utilizzati non e` propriamente facile e presenta una serie di problemi.
Attualmente, nello scenario europeo, si sta discutendo di come distribuire gli indirizzi quando ci si sara` ridotti alla quantita` equivalente ad una /8 oltre a, ovviamente, di tutto cio` che concerne il deployment di IPv6.
Non ho sentito nessuno dire “ah ma tanto ci danno quelli che recuperano man mano”, ma mi sto ancora formando una prospettiva.
Stiamo a vedere… io intanto sono IPv6 ready e sono tranquillo ;-)
Considerazione generale: ottimo che il Corriere ammetta gli errori dopo un giorno, per correttezza non avrebbero dovuto togliere l’articolo originale ma scrivere un articolo di correzioni e linkarlo nell’articolo originale così come fanno tutti gli altri quotidiani.
@Massimiliano: sicuro di essere IPv6 ready? Ed il tuo PC come va con IPv6? Router, Firewall? Perché la mia esperienza dice che il calo di prestazioni associato ad IPv6 è considerevole anche su Hardware nuovo (tranne alcuni prodotti espressamente ottimizzati per IPv6) che è poi uno dei maggiori freni all’adozione di IPv6.
Quanto al recupero di indirizzi IP, diciamo che ci sono anche primari ISP italiani che usano piani di indirizzamento pubblici per reti private a causa di errori di progettazione, quindi volendo IPv4 si può spremere, ovviamente per farlo devono salire i costi per dare uno stimolo economico alla riprogettazione.
Ciao
A dir la verita` ho bluffato. Intendo dire che ho praticamente connettivita` v6 nativa ma per una serie di motivi non ho ancora tirato su nulla. Attualmente ho un solo PC, chiaro che pensando di mettere un router in mezzo che gestisca sia v4 che v6 uno con NAT e laltro liscio. Non e esattamente immediato, ma penso sia fattibile.
Penso che molti problemi di prestazioni siano prevalentemente legati al software del PC che magari gestiscono male il dual stack. Per linfrastruttura di rete e un altro discorso, ma li devi aver modo di provare sotto carico per vedere come si comporta.
Da quello che leggo, non mi pare che la situazione mondiale sia molto meglio
(estratto da un seminario di Ivan Pepelnjak, CCIE #1354):
Non solo non si fa molto per incentivare l’adozione di IPv6,
ma anche gli stessi produttori di hardware (e di software!)
non sembrano ancora investirci molto su.
Ehm, sorry per aver sballato il font. Dev’essere partito qualcosa di strano :-S
@Massimiliano: sei andato a un font da 16 bit.