Dal dorso bolognese del Corsera: Coro gay sfrattato dalla parrocchia, per ordine dell’arcivescovo che riporta una disposizione dell’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger.
Ovviamente ci sarà chi prenderà immediatamente su contro Santa Romana Chiesa che compie ingiuste vessazioni contro la comunità LGBT (ecco qua un esempio, anche se non capisco bene quale sia la relazione tra gli oratori lombardi e la città di Bologna). Magari ci sarà persino qualcuno che si chiederà come mai in una città retta da una giunta non di destra non esista la possibilità di avere in uso delle strutture pubbliche per le prove di un coro, che in fin dei conti è sicuramente un modo di fare cultura.
Io sono politically Scorrect, lo sapete bene, e mi faccio un’altra domanda. Perché mai dovrebbe esserci un coro gay? I gay cantano in maniera diversa dagli eterosessuali? E un bisessuale può cantare in un coro gay, oppure deve cercarsi un coro bisessuale? Secondo l’articolo, il coro Komos è “il primo coro in Italia solo al maschile e specializzato in musica classica”. Non ho grandissime esperienze di cori, e probabilmente controtenori e sopranisti cantano solo come solisti, ma mi pare strano che non esistano cori che decidano di cantare la musica medievale e rinascimentale come era stata scritta; e in ogni caso non capisco perché, se a un eterosessuale venisse voglia di cantare su registri acuti, non potrebbe farlo in quel coro.
Ottima idea, non c’è che dire.
Ultimo aggiornamento: 2009-09-16 14:26
Caro .mau., credo che ci sia un coro gay per le stesse ragioni per cui ci sono bar gay, club sportivi gay, eccetera: per sentirsi al sicuro, per poter essere se stessi senza nascondersi. Se ti capitasse di dover dire a chi organizza le prove del coro “Non posso, mia moglie sta poco bene e devo stare a casa con lei” non avresti paura di rappresaglie (spero!).
Detto questo, dubito che escluderebbero degli etero gay-friendly che volessero partecipare. Per gay-friendly si intende: che non mena e non fa battute di dubbio gusto. Insomma, tipo te.
PS Un suggerimento: quando scrivi scorrect, metti almeno la s in corsivo, così non rischi che qualcuno pensi sia una parola inglese.
PPS Nemmeno io credo sia una vessazione. E’ una scelta coerente con la dottrina attuale.
@barbara: mi è capitato di frequentare svariati cori, e non mi è mai capitato di sentir parlare delle abitudini sessuali di qualcuno dei componenti. Capisco i locali gay, capisco i circoli culturali gay (non foss’altro perché probabilmente in un circolo culturale generico non sarebbe così facile discutere su certi temi), ma non capisco i cori gay esattamente come non capisco i Gay Olympic Games. Detto in altro modo, non capisco tutto quello che fa autodiscriminazione. Intendiamoci: chi decide di farlo ne ha tutti i diritti, ci mancherebbe altro; ma io mi arrogo il diritto di essere politically Scorrect [*] e dire che lo trovo stupido.
[*] il corsivo si vede poco, meglio la maiuscola a questo punto: però il mio sogno è che l’espressione entri a pieno titolo nell’italiano. Forse scrivendo “polytically scorrect” con la Y al posto della I? :-)
La notizia è vecchia, risale a più o meno un mese fa (almeno la lessi sul manifesto un mese fa). Il succo del coro è che non è gay per scelta strategica o perché “i froci cantano meglio”, è gay perché si è organizzato all’interno di un’associazione gay cittadina. Banalmente. Insomma, è un po’ come la band delle superiori che si organizza a scuola e diventa “la band dell’itsituto XY”. Non disponendo la sede dell’associazione un locale adatto alle prove, il parroco prestava (o affittava, non ricordo) loro un locale della parrocchia. Insomma, il tutto era molto più semplice e meno glamorous di quanto il Corriere faccia apparire. La parte invece che dovrebbe indignare è che il coro, pur non proponendo un repertorio contrario alla dottrina cattolica (anzi, pare in passato avesse anche cantato a delle funzioni) è stato sfrattato senza alcuna spiegazione se non “siete gay”. Non “non pagate l’affitto” o “avete le petecchie”.
@alice: l’articolo del Corriere che ho citato riporta tra i link un altro articolo del Corriere di fine luglio, quando appunto il coro era stato ospitato in quella parrocchia. Quindi immagino che la notizia di ieri fosse la “fine dell’anomalia”.
Ciò detto, e facendo tutte le tare all’articolo stesso – tipo il fatto che se ne fossero andati via dai locali dell’Arcigay non solo per la pessima acustica ma anche per un liltigio con quelli dell’Arcigay stessa: vero o falso? – mi sa che comunque si sia comunque voluto fortememente mantenere la connotazione gay del coro (non dei coristi, nel senso che è ovvio che almeno il nucleo iniziale lo sia).
Mah, a me pare più strano che ci siano dei cori i cui componenti fanno rigorosamente parte di bande armate. Come se chi fosse addestrato a far cantare il mitra avesse una particolare predisposizione per la musica…
Però il coro gay non è un po’ come il coro, chessò, della tale azienda o della talaltra associazione? L’appartenenza ad un insieme non è necessariamente una discriminazione ma solo uno “spunto” per inziare un’attività tra persone che si conoscono.
Del resto è pieno di gruppi di cui chiunque può fare parte e altri in cui ci sono limitazioni invalicabili all’ingresso. Sempre che interessi farne parte…
@.mau.: “non mi è mai capitato di sentir parlare delle abitudini sessuali di qualcuno dei componenti”.
Le abitudini sessuali dovrebbero in effetti restare escluse dalla normale conversazione (anche se potrebbero renderla meno noiosa). L’orientamento sessuale, invece, viene naturale comunicarlo.
Sbaglio, o qualcuno che conosco bene si è presentato alle prove del coro con la morosa? O non conta perché non cantavi ma ti limitavi a suonare l’organo?
@barbara: mi scuso per il lessico errato che ho usato. Sono cose che non mi vengono affatto naturali: intendevo effettivamente “orientamento sessuale”.
Quanto al resto, erano indubbiamente altri tempi :-P (che poi non so cosa avrei fatto se a me fossero piaciuti gli uomini e non le donne: forse non avrei fatto l’organista, ma se sì immagino che i componenti del coro avrebbero saputo del mio orientamento sessuale…)
Boh. Pure a me pare bislacca l’idea di un coro gay, ma in fondo penso che ognuno è libero di associarsi secondo i criteri che meglio crede. Ad esempio io andrei a vedere volentieri le esibizioni di coro di donne con le tette grosse ignorando del tutto le implicazioni sulle capacità canore ;)
Per cominciare si potrebbe dare un’occhiata al sito del direttore dei Komos (http://progettokomos.blogspot.com/).
@Ipazia Sognatrice: cito dal sito: «Komos non è soltanto un progetto musicale (anche se questo sarà sempre il suo primo obiettivo), ma anche un progetto sociale». Ecco. Potetedarmi tutti gli epiteti che volete, ma quando sento “un progetto sociale” mi viene il latte alle ginocchia. Io vado a sentire un coro perché mi interessa il suo progetto musicale, freguntubo del progetto sociale… che poi è anche fasullo. Un progetto sociale per me è un coro che canta canzoni della resistenza, canzoni i ispirazione femminista, canzoni di temi LGBT: non è un coro di reduci della Resistenza, di femministe, di LGBT.
@ .mau. Capisco il tuo punto di vista, però penso di capire anche quello del fondatore dei Kosmos: lui voleva fondare un coro inequivocabilmente gay, per questa ragione: non voleva che si potesse equivocare, e pensare che il suo fosse un ensemble di persone dove ‘per sbaglio’ fosse finito qualche omosessuale. E’ un modo per promuovere un’identità e dargli evidenza, uscire con orgoglio allo scoperto. Poi, non mi pare che si dica da nessuna parte che gli etero non sono assolutamente ammessi (anche se confesso che ho letto solo qualche post, non tutto il sito, e potrebbe essermi sfuggito).
Però ogni findazione, anche un coro, nasce con una sua progettualità. Ed essere gay è una qualità di una persona, una caratteristica espressa dalla persona stessa, che se ne fa carico ancor prima di cantare una canzone pro LGBT. Io la vedo così.