Sabato siamo andati all’Ariosto (quello che trent’anni fa sarebbe un Proseguimento di Prima Visione…) a vedere Un matrimonio all’inglese, scoprendo che era molto meglio di quanto temessi.
In effetti non era facile capirlo: il titolo italiano non ha nessun senso, anche se immagino non abbiano tradotto letteralmente il titolo originale “Easy Virtue” perché altrimenti sarebbe potuto essere scambiato per una commedia pecoreccia all’italiana; il film racconta invece di una disinvolta americana che alla fine degli anni ’20 sposa John Whittaker, il rampollo di una famiglia aristocratica inglese che nasconde in tutti i modi la sua imminente rovina, e si trova immediatamente a combattere contro la madre che gestisce la vita di tutti. Tutta la famiglia Whittaker sembra fatua, col padre di John che nasconde col suo cinismo i rimorsi per quanto accadde in guerra; la storia di dipana prevedibilmente e forse un po’ troppo leggera, ma sicuramente strappa più di una risata e mette di buonumore. Infine ottima la fotografia; insomma non un capolavoro ma comunque un piacevole film.
Ultimo aggiornamento: 2009-03-31 07:00