Questo (Martin Page, Come sono diventato stupido [Comment je suis devenu stupide], Garzanti 2005 [2001], pag. 122, € 7,50, ISBN 978-88-11-67844-1, trad. Roberto Rossi) è un libretto molto strano (a parte la stranezza che nell’edizione originale del 2002 che ho letto il titolo nelle pagine interne è “Perché sono diventato stupido”…). La storia di per sé non è chissà cosa: il giovane Antoine, pronto a studiare qualunque cosa pur di non fare nulla di specifico, decide che la sua intelligenza lo sta rovinando e quindi cerca di vedere come obnubilarla, finendo a fare il perfetto yuppie… salvo poi venire salvato dai suoi amici improbabili come lui. Ma in effetti, un po’ come il miglior Benni, il libro vale la pena di essere letto per le divagazioni e le scenette che lo compongono, dal ristorante islandese dove gli amici si riuniscono senza capire assolutamente quali piatti vengano loro propinati ai cento milioni di franchi guadagnati in borsa quando Antoine rovescia il suo caffè (decaffeinato) sulla tastiera del PC alla scuola di suicidio. Non tutto è però uscito così bene: la tiratona sul perché essere intelligenti è una malattia per giunta non riconosciuta dal resto del mondo è lunga e stucchevole. Direi comunque che vale la pena di passare qualche ora nella lettura. La traduzione mi sembra “correttamente pesante”, e direi che è stata la giusta scelta stilistica.
Ultimo aggiornamento: 2008-10-21 12:29