Più che un romanzo vero e proprio, questo (Ian McEwan, Chesil Beach [On Chesil Beach], Einaudi 2007 [2007], pag. 136, € 15.50, ISBN 978-88-06-18870-2, trad. Susanna Basso) è un racconto lungo, impaginato in modo tale da almeno sfiorare le 150 pagine. Non è che si possa pretendere poi tanto dalla storia, che pur con il racconto di vari ricordi del passato si svolge fondamentalmente in una sola serata. Era l’Inghilterra del 1962, l’anno prima dei Beatles e della rivoluzione sessuale, e due giovani poco più che ventenni si sono sposati e devono passare la prima notte di nozze entrambi vergini e con dubbi e paure opposte. McEwan scrive molto bene, con una prosa resa attentamente dalla traduzione (anche se i “negozi in rete” alla fine sono probabilmente le catene di negozi) e il continuo passaggio dal punto di vista di Edward a quello di Florence, come anche le scene che riportano alla vita l’Inghilterra ancora in bilico tra i ricordi della guerra e dell’Impero e un futuro incerto e incomprensibile, movimenta quello che altrimenti sarebbe stata una storiellina da niente. L’ultima decina scarsa di pagine, che in un lampo racconta i quarant’anni successivi a quella prima notte, è da mangiarsi con gli occhi da quanto divinamente è scritta: peccato che nelle ultime righe McEwan termini con un qualunquistico anticlimax che, più che lasciare l’amaro in bocca, fa chiedere al lettore “perché non ti sei fermato prima”?
Ultimo aggiornamento: 2008-03-22 17:03