In questo terzo e ultimo libro della trilogia della Materia Oscura (Philip Pullman, Il cannocchiale d’ambra [The Amber Spyglass], Salani 2003 [2000], pag. 451, € 16, ISBN 9788884513298, trad. Francesco Bruno) tutti i fili degli altri due libri si intrecciano in un’opera di respiro davvero enorme, che parte dalla fine di Dio per arrivare all’ingresso nell’età adulta dei due ragazzi protagonisti, Will e Lyra. L’eterna lotta tra il bene e il male segna un punto topico, e come si era già intuito nei libri precedenti il male è anche la religione organizzata e gerarchica, che nel mondo di Lyra è ancora più opprimente. Ma a parte questo abbiamo echi di non so quante fonti diverse: un viaggio nell’Ade, le Arpie, richiami evangelici e biblici, più immagino tutti i riferimenti a William Blake e John Milton che io mi sono perso. Ma forse i pensieri che restano più impressi sono il tema del distacco, onnipresente nel testo; la coscienza che nasce da sola, un po’ come secondo Hofstadter in I Am a Strange Loop, e il riconoscere che nessun essere vivente può conoscere tutto, e che quindi ciascuno di noi ha bisogno degli altri. Ottima la traduzione.
Ultimo aggiornamento: 2007-09-05 09:52