Vita di Galileo (teatro)

Ieri sera abbiamo fatto un’allegra brigata di cinque persone (Anna, io, Marina, Simona e Loris) per andare allo Studio a vedere il brechtiano Vita di Galileo nell’allestimento coprodotto dal Piccolo e dai cosentini di Libero Teatro, sotto la regia di Maximilian Mazzotta. L’opera deve piacere così tanto a quelli del Piccolo che invece del solito “libretto” accompagnatore di otto pagine di cui quattro di pubblicità ne abbiamo ben trentadue. Che posso dire invece io? mah. Gli attori, quasi tutti giovanissimi, sono bravi. L’idea di farla al centro del teatro e non sul palcoscenico, con tutti tranne Alessandro Castriota Scanderbeg – Galileo seduti in un cerchio e che si alzano man mano, è vincente: la struttura dello Studio aiuta molto. Anche mettere uno schermo in alto per fare vedere le immagini degli astri – o magari della Cappella Sistina – non è stato male. Far fare a delle donne le parti dei cardinali e del Papa è un po’ strano, ma nella struttura della rappresentazione ci stava benissimo.
Però ci sono alcune scene che sono balletti, musical persino, che ho francamente trovato poco comprensibili, e che spezzavano la continuità senza un vero senso; più sensato vedere a volte i vari personaggi ruotare intorno a Galileo come pianeti, chi in un senso chi nell’altro. Poi non ho per nulla capito – e non sono stato il solo – i momenti come quello iniziale dove Galileo è fermo in mezzo alla scena e tutti gli altri fanno vari rumori. Quelli della campagna? la vita di città? La scena si è ripetuta tre o quattro volte, quindi un senso ce l’aveva di sicuro. Basterebbe scoprire quale. Rispetto al libretto brechtiano, sono state tagliate alcune scene: l’opera dura complessivamente ottanta minuti.
Chi volesse vederlo a Milano, lo troverà fino al 21 gennaio con una successiva reprise tra il 26 febbraio e il 4 marzo; la compagnia è comunque in tournée per l’Italia.

Ultimo aggiornamento: 2007-01-14 18:13