Archivio mensile:Settembre 2005

CD audio rovinati

Io posseggo almeno tre CD (un doppio live di Jannacci e una raccolta di rock italiano del Dizionario della Canzone Italiana della Curcio) che si sono rovinati. Il colore del disco è diventato bronzo, dall’argento originale, e all’ascolto si sente una quantità di crepitio che manco un 78 giri, oltre ad alcuni stop quando il povero correttore di errore non sa più che pesci pigliare.
A parte le operazioni necessarie adesso per rifarmi i dischi (leggasi, scaricarmi da qualche parte gli mp3… è una specie di backup retroattivo se ci si pensa bene) c’è qualcuno che ha un’idea di cosa fare in genere, e come ci si può accorgere in anticipo della degradazione del supporto?

Ultimo aggiornamento: 2005-09-27 17:21

Museo di arte contemporanea di Rivoli

Visto che come ho scritto eravamo a Torino per un battesimo, prima di tornare a Milano Anna e io siamo andati a vedere il Museo di arte contemporanea a Rivoli. Premetto che io ero stato spesso fino al Castello, ma avevo accuratamente evitato di entrare al museo; inoltre avevo sempre lasciato l’auto ai piedi della collina camminando per l’isola pedonale, tanto che ho avuto dei problemi a trovare la strada per salire in cima.
Il castello è indubbiamente molto bello, e infatti Anna che non l’aveva mai visto è rimasta estasiata. Come è capitato spesso per le residenze dei Savoia, non era mai stato finito per mancanza cronica di soldi unita a una certa qual tirchieria, e inoltre nel diciannovesimo secolo era anche stato adibito a caserma. I restauri hanno deciso di fare un’opera di rottura, costruendo delle parti in vetro e cemento al posto di quelle mancanti. A dirlo così sembrerebbe una schifezza, invece il risultato è davvero piacevole. Anche la caffetteria non è male, e ha dei prezzi civili, a differenza del ristorante che a vedere la carta sembra essere una di quelle cose di gran lusso.
Ah: domenica era la Giornata del Patrimonio, e così il biglietto di ingresso era gratuito, il che non ha fatto certo male. Non che comunque ci fosse moltissima gente, e molti dei presenti non erano italiani. Ad ogni modo, le sale del primo piano (il secondo era chiuso perché in allestimento) avevano opere che io ho trovato per la maggior parte francamente inutili, anche se devo riconoscere che c’erano un paio di chicche molto piacevoli. Lo so, il mio orizzonte culturale è limitato, Anna me lo dice sempre; anche nelle opere video esposte al terzo piano ce ne sono state alcune che a me sembravano tanto i filmini che puoi fare in spiaggia – occhei, non c’erano i bagnanti in costume, ma nulla di più – insieme ad altri lavori che magari non mi piacevano ma avevano almeno un senso artistico. La cosa che però mi ha stupito di più è che tra gli scultori c’era un solo artista nato nel 1954, e tutti gli altri erano nati prima del 1950. A questo punto mi chiedo dove la mia generazione, per non parlare dei trentenni, può esporre. Ci sarà forse un museo d’arte postcontemporanea?

Ultimo aggiornamento: 2005-09-27 16:24

Cotoletta a rischio

No, non è che mucca pazza tocchi anche la fettina. La notizia, che stranamente ho trovato solo sul romano Leggo, è che i macellai meneghini hanno ieri indetto una “festa di sensibilizzazione” in via Spallanzani, comprensiva di “degustazioni per valorizzare la tradizione della macelleria milanese”. Cosa sta succedendo? quello che si può vedere direttamente per le vie milanesi: non ci sono più macellai italiani. Cito Maurizio Arosio, presidente dell’associazione macellai: «A Milano ci sono solo sei macellai italiani sotto i trent’anni, mentre sono 14 gli under 30 stranieri, che di cotolette, busecche e nodini sanno ben poco». Nemmeno io so molto di busecche, ma non è questo il punto. A me sarebbe sembrato logico dire “facciamo dei corsi destinati ai macellai stranieri per insegnare loro la tradizione lombarda”, cosa che a quanto sembra non è nemmeno passata per la testa ai nostri, o al vicesindaco che è venuto a portare la solidarietà non si sa se sua o della giunta.

Ultimo aggiornamento: 2005-09-26 12:11

<em>Sports</em>

Si definisce “Free press del lunedì e del giovedì”, esce a Roma e Milano, ed è arrivato al numero sei, anche se questa di oggi è la prima copia che io provo a prendere. Il colophon non dice molto, se non che la pubblicità è curata dal Sole-24 ore che magari è anche quello che mette i soldi per il giornale gratuito (ah, da pagina di pubblicità in fondo ho scoperto che esiste il mensile “Il Sole-24 ore Sport”, e che è già partito nel 2000…) e che gli indirizzi email rimandano a un sito al momento inesistente, il che non è poi la fine del mondo. A proposito di pubblicità: ci sono sei pagine piene su 24 della foliazione, più tre moduli più piccoli per un totale di altra mezza pagina abbondante.
Il font utilizzato è sempre con le grazie, come del resto negli altri quotidiani gratuiti: non è però un classico Times Roman, e soprattutto l’interlinea mi pare leggermente maggiore, dando un’impressione di vuoto indipendente dal contenuto degli articoli. Come ci si può aspettare, metà del numero è dedicata al calcio, stranamente solo di serie A anche se la cosa si può spiegare con la diffusione che non tocca città con squadre in B o C/1. Occorre però dire che gli altri sport sembrano trattati abbastanza bene: ad esempio c’è un articolo sulla vittoria della Grecia negli europei di basket, che tutta la stampa italiana ha snobbato non appena la nostra nazionale è stata eliminata. Insomma, potrebbe essere peggio :-)

Ultimo aggiornamento: 2005-09-26 12:01

I fischi a Ruini

Qualche giorno fa, mentre stava ritirando un premio dalla fondazione Liberal (sic), il cardinale Camillo Ruini è stato sonoramente fischiato da una quarantina di studenti per le sue prese di posizione contro i PACS. L’accaduto è stato stigmatizzato da tutti i politici: non solo da Prodi, che in fin dei conti Ruini lo conosce bene visto che è stato sposato da lui, ma anche da un pezzo grosso dei DS come Vannino Chiti.
Io invece non ci trovo nulla di così scandaloso. Esattamente come affermo il diritto di Ruini in quanto cittadino italiano di esprimere la sua opinione sulla politica italiana, così affermo il diritto di chi lo vuole contestare di poterlo fare. E visto che in Italia – come ovunque – c’è una asimmetria comunicativa, l’unico modo per chi “non è importante” per fare conoscere la sua tesi è fare “il parassita” in modi come questi. Tutto qua.
Divertente post scriptum: ho appena scoperto che dopo la contestazione Adornato ha amabilmente affermato che ‘in America i fischi valgono come gli applausi”. Mi chiedo che cosa passi all’interno della testa di quell’uomo.

Ultimo aggiornamento: 2005-09-26 10:29

fenomenologia dell'outlet

Oggi siamo stati a un battesimo a Torino, e tornando Anna mi ha detto “andiamo a vedere com’è questo Vicolungo Outlet, che è persino indicato nelle destinazioni dello svincolo autostradale…” Ho detto di sì – sono in forte debito, mettiamola così – e siamo così usciti, trovandoci una bella coda all’unico casello aperto per contanti. Fin qua nessun problema: ho tirato fuori il bancomat e sono passato dall’uscita ViaCard come sempre vuota. Il secondo problema, quello di trovare parcheggio, è stato risolto esattamente allo stesso modo: tutti cercavano di parcheggiare subito, anche fuori dalle strisce, e noi ce ne siamo andati dall’altro lato che era praticamente vuoto.
Il logo del posto è una specie di boomerang, o se prefererite di V molto larga: anche la planimetria ha esattamente la stessa forma, e credo non sia un caso, pur sapendo perfettamente che non se ne sarà accorto nessuno. Ma si sa, queste cose subliminali… Ma quello che mi ha stupito di più è la quantità di gente e soprattutto il fatto che fossero di tutte le età: non solo ventenni che non hanno probabilmente nulla di meglio da fare, ma anche coppie quarantenni e financo sessantenni. La fruizione è sempre di gruppo, non mi pare di avere visto nessuna persona da sola; la parte familiare è acuita dal numero di cani al guinzaglio, che sicuramente non devono comprare nulla.
Il luogo, anche se il depliant promette che “l’architettura degli outlet crea l’atmosfera giusta per una giornata di shopping ma anche di incontro, divertimento e cultura” prevede al massimo il primo punto. Non esiste una libreria (di remainder, chiaro…) o un negozio di dischi (nice price?), ma non c’è nemmeno un’edicola, e i bar sono indubbiamente sottodimensionati e soprattutto con pochi posti a sedere. Sì, perché l’outlet è un posto da visitare rigorosamente in piedi: non esistono panchine e addirittura i muretti delle aiuole sono stati rigorosamente costruiti in pendenza, per impedire che le stanche membra del compratore vi si posino.
Ma a parte tutto, qual è la logica di mettere tutti questi negozi di outlet insieme? Una volta esisteva lo spaccio, che stava attaccato alla fabbrica e serviva per fare fuori i vestiti di seconda scelta. Ora probabilmente non si fabbrica più nulla in Italia, e quindi hanno deciso che si può fare il negozio apposta, per la gioia dei negozianti che dovrebbero vendere gli stessi pezzi a costo più alto. Sì, gli stessi pezzi: la commessa del negozio di scarpe dove Anna ha ceduto alla logica consumistica, alla sua domanda “ma non c’è nulla della scorsa stagione autunno-inverno?” ha risposto “no, perché la gente arriva qua e vuole trovare le cose uscite adesso”. Altro che outlet: è tutta una finta.

Ultimo aggiornamento: 2005-09-25 21:34

Esercitazione antiterrorismo

Capisco che occorra capire se le misure antiterrorismo che sono state prese dalle autorità siano effettivamente valide, e che quindi bisogna fare un’esercitazione a riguardo.
Capisco anche che non è che si possa dire “beh, un giorno di questa settimana avremo una simulazione di attacco terroristico. Siate pronti”. Quindi mi va bene sapere che domani a mezzogiorno Milano sarà preda di non si sa bene chi.
Però sapere che “alle 12 arriva al binario 1 di Cadorna il treno “Malpensa Express” sul quale scoppierà un ordigno” e che “successivamente sul terzo vagone di un treno della MM2 in direzione Abbiategrasso fermo a Cadorna (così non devono muoversi troppo…) scoppierà un altro ordigno” mi pare francamente una presa per i fondelli: un po’ come dire “mi siedo qua e aspetto che i terroristi vengano a consegnarsi”. Era così difficile scegliere una decina di punti possibili per l’attacco e non dire a forze dell’ordine e protezione civile quali sarebbero stati scelti?
(E cosa succederebbe se a mezzogiorno qualcuno volesse fare un attentato vero in Centrale?)

Ultimo aggiornamento: 2005-09-22 16:36

Oste, il tuo vino è buono?

Entro i prossimi diciotto mesi il VoIP, il protocollo per telefonare via internet, sarà bersagliato dai cracker. E se lo dice Symantec…

Ultimo aggiornamento: 2005-09-22 13:47