David Forster Wallace non è un matematico, ma un romanziere. Però ha indubbiamente conoscenze matematiche non solo di base, come si può leggere in questo saggio il cui titolo è già di per sé affascinante (David Forster Wallace, Everything and more – a compact history of infinity, W. W. Norton & Company – Great Discoveries 2004, p. 336, $ 14.95, ISBN 0393326292) Sicuramente però è un affabulatore, e lo si vede perfettamente dal testo, che sembra più la trascrizione di una serie di lezioni orali che un manuale vero e proprio. Con la scusa di non risultare ripetitivo, inserisce abbreviazioni a iosa; si lamenta di quelo che scrivono gli altri autori di libri divulgativi sui matematici; ogni tanto spunta un GLOSSARIO DI EMERGENZA per i termini che potrebbero essere più astrusi per i non matematici; continua a inserire digressioni (magari tra parentesi, e magari innestando un’altra parentesi (proprio come sto facendo ora!)) per tornare regolarmente al punto di partenza; si arroga il diritto di definire molti paragrafi IYI (“if you’re interested”, cioè “se ti interessa”) ma poi li trasforma magari in “non proprio IYI, perché questa cosa ti servirà tra trenta pagine”. Bisogna dire che però la lettura risulta avvincente, tranne forse nelle ultime pagine che sembrano quasi un anticlimax, come se Wallace si fosse stufato di raccontare: peccato.
Ultimo aggiornamento: 2017-01-14 12:48
io purtroppo non mastico bene l’inglese…acc!! Pero’ un libro dove è tradotto numeri interi con integrali non ce la faccio proprio a leggerlo!
il libro “divulgativo” di DFW l’ho letto quando è uscito (2 anni fa? boh) e, con tutta l’ammirazione che ho per lui, l’ho considerato una marchetta talentuosa. fa infatti parte di una collana di scrittori a cui viene chiesto di scrivere su un argomento scientifico: non so come sia andata per wallace, ma ho l’impressione che lo abbia scritto pentendosi di aver firmato il contratto.
a parte ciò, Wallace è uno scrittore grandissimo, e l’argomento matematico di Everything & more fa in fondo parte dei suoi temi letterari (vedi “La scopa del Sistema” e alcuni dei racconti delle “Brevi interviste con uomini schifosi”. E quindi c’era spazio per DFW per inserire delle notevoli digressioni e considerazioni, tra una pagina e l’altra di divulgazione dal linguaggio forzatamente eterodosso: queste riflessioni sono ciò che si salva in E&M, IMHO (oltre allo stile personale e virtuosamente acrobatico di Wallace).
La traduzione non l’ho letta, però ho verificato che, diversamente da quanto scrive Odifreddi nel recensirla, qualche settimana fa su Repubblica, l’errore di tradurre “integer” con “integrale” non si ripete ovunque.
Detto ciò per il lettore di Wallace che avesse affrontato E&M è assai salutare passare ai racconti di Oblivion, da non molto tradotti anche in italiano.