Non capisco affatto perché tanta gente si sia lamentata che il cardinale Camillo Ruini, vescovo vicario di Roma, abbia espresso il proprio parere sui prossimi referendum riguardo la legge sulla procreazione assistita. Persino l’Associazione Amici della Bagna Caoda sentenzia qual è la sua posizione, vogliamo negarlo alla chiesa cattolica? Anche quelli che si lamentano delle sue affermazioni che l’Italia è un paese cattolico potrebbero cominicare più proficuamente a tagliare la visibilità mediatica di tutto quello che riguarda la gerarchia ecclesiale.
Nulla da dire ovviamente a riguardo della posizione cattolica contro le modifiche alla legge – anche se continuo a non capire il no alla fecondazione eterologa, che è sì peccato ma non certo eticamente peggio di un adulterio. Però l’affermazione “i cattolici non vadano a votare” continua a non andarmi giù. È indubbiamente evangelica (Luca: non 20:25, ma 16:8) ma a me la storia dell’amministratore scaltro continua ad andare giù poco. Lo trovo un barare.
Il guaio è che mi sa tanto che quasi nessuno si sia accorto che i partiti hanno trovato un ottimo metodo per depotenziare quella che era l’unica possibilità italiana di democrazia diretta. Per me la colpa iniziale è stata dei radicali, che hanno iniziato a chiedere firme per tutto, senza nemmeno pensare alle conseguenze: siamo arrivati così ai paradossi come quello di abolire il ministero dell’Agricoltura, scoprire dopo che in tutta la UE quel ministero c’era e anzi i ministri si riunivano regolarmente, e doversi inventare il ministero delle risorse agricole e forestali. Resta il fatto che l’aumentata disaffezione della gente alle votazioni, unita a quella particolare per i referendum, e alla scelta di date più adatte a gite fuori porta, rende molto più semplice dire “lasciate perdere, non votate” a chi non vuole cambiare la legge. Dato che per definizione la legge è passata con la maggioranza del Parlamento, ecco come si fa a mantenerla!
Continuo a rimanere dell’idea che occorrerebbe riformare la logica alla base del referendum, ancorandola all’effettivo consenso popolare. Aumenterei pertanto il numero di firme richieste, portandolo all’1.5% o al 2% degli elettori (750000 o un milione di persone: in fin dei conti nel ’48 il corpo elettorale era molto inferiore a quello odierno!), ma nel contempo sterilizzerei il quorum, ponendolo a metà dei votanti alle ultime elezioni politiche. In questo modo, chi non voterebbe comunque non viene conteggiato; ma chi non vuole esplicitamente votare al referendum potrebbe continuare a farlo, sapendo però di non potere contare sullo “zoccolo ignavo” per fare prevalere la sua tesi. L’unico piccolo particolare è che occorrerebbe una legge costituzionale per modificare l’articolo 75: ve la vedete voi?
Ultimo aggiornamento: 2005-03-28 12:34
me la vedo la modifica costituzionale? come no……ne stanno facendo tante ;)
Quasi nessuno si è accorto
«Mi sa tanto che quasi nessuno si sia accorto che i partiti hanno trovato un ottimo metodo per depotenziare quella che era l’unica possibilità italiana di democrazia diretta. Per me la colpa iniziale è stata dei radicali, che hanno iniziato…