Gli assenti hanno sempre torto

Ricordate quando ho scritto dell’accordo ponte per il contratto delle telecomunicazioni? Beh, il sindacato che si chiama come un’interfaccia per computer si è lamentato. Non per la miseria dell’aumento, ma perché

«Si è espresso solo il 28% dei lavoratori, come era facile prevedere dato che le assemblee si sono svolte in pieno periodo natalizio e di ferie coatte, senza un manifesto pubblico in bacheca che ne informasse i lavoratori, con votazione condotta spesso per alzata di mano e soprattutto senza una certificazione del voto.»

Peccato che (a) molte assemblee – tra cui quella a cui ho partecipato – siano state rimandate a dopo la Befana proprio per evitare il problema della chiusura natalizia; (b) le convocazioni c’erano eccome, tanto che tutti i miei colleghi, anche quelli non sindacalizzati, sapevano della data – e noi siamo anche dovuti andare in un’altra sede; (c) non vedo quale sia il problema di una votazione per alzata di mano, e comunque tanto per dire io ho firmato per certificare i risultati nella mia sede (o forse ci voleva un notaio e delle schede timbrate da un ufficio elettorale?)

Ma soprattutto resta il punto fondamentale. Gli assenti hanno sempre torto. USB ritiene che piuttosto che un’elemosina sia meglio non avere nulla? Perfetto. Inviti i suoi simpatizzanti ad andare alle assemblee e votare un NO secco e sonoro. Troppo facile stare a lamentarsi in quel modo.