La nave di Teseo

Stamattina ho letto su Repubblica il teaser che racconta di come Umberto Eco, Sandro Veronesi, Hanif Kureishi, Tahar Ben Jelloun e altri hanno deciso di seguire Elisabetta Sgarbi che ha lasciato Bompiani per fondare una nuova casa editrice, La nave di Teseo (brutto nome a mio parere perché troppo lungo, ma io queste cose le sbaglio sempre). Quello che Repubblica dice e La Stampa e Corsera per esempio tacciono è che Eco avrebbe messo due milioni di euro nel progetto. La mia prima domanda è stata “ma quanti soldi ha Eco?”. La terza, dopo aver letto gli altri articoli a riguardo, è stata “Repubblica se l’è inventato, vero?” (per sicurezza ho salvato il tutto su archive.is, anche se immagino il testo ci sia sull’edizione cartacea).

La mia seconda domanda però secondo me è più interessante. Dato atto che in questo periodo ancora più che in passato essere editori è un rischio, è davvero necessario che ci sia bisogno di tutti quei soldi di capitale “fresco” (perché se tanto mi dà tanto si arriva facilmente a dieci milioni), e soprattutto non ci sia la possibilità di avere prestiti bancari e simili? Ho però come il sospetto che non saprò mai la risposta.

Ultimo aggiornamento: 2015-11-24 10:23

14 pensieri su “La nave di Teseo

    1. .mau. Autore articolo

      sì, lo conosco (anche se non l’ho mai letto), e immagino lo conoscano anche Sgarbi Eco e compagnia. Ma credo che non abbiano pensato a quello e nemmeno al paradosso della nave di Teseo (o al passo di Plutarco citato dal Fatto, ma semplicemente all’uscire verso un’impresa pericolosa ma necessaria.

  1. Paolo

    Ora l’articolo è disponibile nella sua interezza. Avendolo letto, posso dire che si va ben oltre il normale lisciare il pelo dell’antiberlusconismo (nemesi storicamente non più attuale). Credo che tra qualche anno De Benedetti spenderà un po’ dei 516 milioni avuti come risarcimento per prendersi la casa editrice.

    1. .mau. Autore articolo

      dall’articolo completo dedurrei che Eco avrebbe un terzo del capitale (che è tantissimo e non avrebbe tra l’altro molto senso), che a differenza di quanto ho commentato su Facebook l’hanno chiamata così proprio pensando al paradosso di Teseo (ma al Fatto non hanno capito un tubo quando hanno preso il pezzo di Plutarco). Per il resto hai ragione, è il solito rant antiberlusconiano di De Benedetti.

      1. .mau. Autore articolo

        (anzi no, la storia del paradosso l’avevo scritto qua… sono fuso)

  2. un cattolico

    «La nave di Teseo (brutto nome a mio parere perché troppo lungo»

    Oltre che incomprensibile ai più, o perlomeno a chi come me non ha mai letto Vite parallele di Plutarco.

    «Eco avrebbe messo due milioni di euro nel progetto. La mia prima domanda è stata “ma quanti soldi ha Eco?”»

    Chissà quanto sono stati contenti Carlotta, architetto del ’64 “come” il padre e Stefano, di un anno più grande e book publicity manager ad RCS, di vedersi sfumare 1 M€ di eredità cadauno per uno schiribizzo senile (di chi può permettersi simili ghiribizzi):
    [dall’articolo di Repubblica] «Mio nipotino mi ha chiesto: “Nonno, perché lo fai?”. Gli ho risposto: “Perché si deve.“» O_o

    «La terza, dopo aver letto gli altri articoli a riguardo, è stata “Repubblica se l’è inventato, vero?” (per sicurezza ho salvato il tutto su archive.is, anche se immagino il testo ci sia sull’edizione cartacea).»

    Sì, c’è, peraltro in prima pagina (con tanto di caricatura di Eco con la matita in bocca – quella che spesso viene usata su di lui), oltre che alle pagg. 32 e 33. Questo naturalmente non vuol dire che sia tutto attendibile: parliamo di Repubblica…

    «è davvero necessario che ci sia bisogno di tutti quei soldi di capitale “fresco” (perché se tanto mi dà tanto si arriva facilmente a dieci milioni), e soprattutto non ci sia la possibilità di avere prestiti bancari e simili? Ho però come il sospetto che non saprò mai la risposta.»

    Pensi che qualche banca, forte solo dei nomi dei promotori, azzarderebbe così tanto? E questa è l’unica parte non ironica di questo mio.

  3. S.

    Evidentemente se ha messo da parte 2 milioni di euro significa che qualche buon affare in vita sua l’ha fatto. E probabilmente pensa che ne farà ancora.

    Probabilmente ha preferito investire in una casa editrice piuttosto che in una startup tecnologica ma con la stessa idea di rivenderla fra qualche anno.

    1. .mau. Autore articolo

      @S.: Eco ha quasi ottantaquattro anni. Non è che debba fare investimenti per la vecchiaia o per realizzare lauti guadagni.

  4. gnugnu

    Caro Maurizio,
    questa volta mi deludi! Alla prima domanda puoi risponderti da solo. Basta una stima di Fermi: prendi anche soltanto “Il nome della rosa” decine di milioni di copie vendute, diritti cinematografici e televisivi…
    Ciao

    1. .mau. Autore articolo

      @gnugnu: che Eco abbia almeno due milioni di patrimonio è ovvio. Posso anche immaginare che se il film Il nome della rosa ha avuto un budget di 17 milioni, almeno uno gli sia arrivato da lì. Ma se investe due milioni in un’impresa che sa che nel migliore dei casi avrà un profitto minimo vuol dire che ne ha dieci volte tanto.

      1. mestesso

        .mau. Eco vende moltissimo anche all’estero, senza contare le rendite percepite extra-librarie come relatore, promotore, consulente a vario titolo.

        Facendo un conto molto spannometrico, solo col Nome della rosa ha guadagnato più di quello che investe oggi. Cmq, io dico che i soldi in cultura male non possono fare: sono contento che li spenda così. qualcuno ritornerà. Poca cosa per chi come me è in crisi, ma sempre qualcosa.

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