Lucio Russo è uno storico della matematica, noto soprattutto per il suo libro La rivoluzione dimenticata – ne ho parlato anche nelle mie Notiziole – in cui espone la sua teoria secondo la quale Roma ha distrutto le conoscenze scientifiche ellenistiche, e il “piccolo rinascimento” del primo e secondo secolo dopo Cristo non è altro che il recupero di nozioni da autori a noi ignoti e neppure troppo ben compresi dagli scrittori che conosciamo. Mentre in quel caso mi sento di accettare la teoria, con questa sua nuova opera (Lucio Russo, L’America Dimenticata : I rapporti tra le civiltà e un errore di Tolomeo, Mondadori Università 2013, pag. 271, € 18, ISBN 9788861843080) la mia personale impressione è che abbia fatto il passo più lungo della gamba. La tesi che Russo sostiene è che la cesura netta avvenuta quando Roma quasi contemporaneamente distrusse Cartagine e la Lega Achea, oltre ad averci fatto perdere un’enorme quantità di opere, abbia cancellato dal ricordo degli uomini i vari secoli di contatti dei navigatori prima fenici e poi cartaginesi con il continente americano. Con una serie di conti fatti a partire da alcuni dati riportati nell’Almagesto di Tolomeo, Russo mostra come le isole Fortunate – che Tolomeo identifica con le Canarie – dovrebbero in realtà essere le Piccole Antille, con una precisione che ha dell’incredibile; recupera anche la posizione di Thule dal resoconto di Pitea, e la situa sulla costa orientale della Groenlandia. La quantità di dati portata a favore della tesi è imponente: però essi mi danno l’idea di essere scelti apposta per avvalorare la tesi. Per esempio, è vero che l’Italia disegnata secondo le coordinate di Tolomeo è molto più schiacciata rispetto al vero, ma Otranto e Reggio ritornano nella posizione corretta: insomma il problema potrebbe essere che Tolomeo prende fonti a caso e le assembla, quindi non è banale scegliere località. Ma soprattutto perché, se ci fosse davvero stato un contatto di qualche secolo tra fenici/cartaginesi e le Piccole Antille, nessuno è mai arrivato sulle coste settentrionali del Sudamerica che sono lì vicine? Insomma, mentre un contatto casuale potrebbe esserci stato, uno continuativo appare più problematico.
L’ipotesi di Russo, come l’autore spiega implicitamente nei primi capitoli del libro quando parla del diffusionismo, avrebbe tra l’altro conseguenze molto importanti per la filosofia della matematica. Da Gödel in poi, infatti, la grande maggioranza dei matematici è di fede platonista: i concetti matematici esistono per conto loro – nell’iperuranio o dove preferite – e gli uomini si limitano a scoprirli. Solo verso la fine del secolo scorso è cresciuta di importanza la corrente che si rifà a Reuben Hersch, corrente secondo cui la matematica è un’opera dell’ingegno umano. Una delle prove portate dai platonisti a favore della propria tesi è la scoperta dello zero avvenuta indipendentemente in Mesopotamia e dai Maya: se però si assume che i Maya hanno avuto contatti con le civiltà occidentali allora quell’elemento cade.
Ultimo aggiornamento: 2014-05-17 21:50
Ehm… per definizione di “fede” platonica, i risultati storici non contano. Chi cerca elementi a favore del platonismo nel Mondo Reale ™ mi sembra abbia capito poco di cosa si sta parlando. Detto questo, considero la filosofia della matematica come il morbillo: l’ho avuto, come tutti i miei coetanei, e ora non lo riprendo più :). Lucio Russo si è laureato in fisica: come il morbillo, la filosofia della matematica presa da grandi è ben più grave.