Dovevo farmi perdonare da Anna, così non solo siamo andati al cinema (e fino a Bellinzago, visto che abbiamo sfruttato l’occasione per vedere la nostra amica novarese Marina) ma addirittura a vedere questo film di Ferzan Ozpetek. Giudizio lapidario: avrei fatto meglio a starmene a casa. Attori importanti, d’accordo, e allora? Delle crisi esistenziali dei miei coetanei non me ne può fregare di meno, mi bastano già le mie; né mi pare chissà quale innovazione il fatto che invece che essere tutti eterosessuali qui abbiamo etero, gay e bisex. A parte qualche battuta carina, l’unica parte interessante che ho trovato è stato verso l’inizio del secondo tempo, con lo scontro tra Davide, il compagno di Lorenzo, e il padre di Lorenzo che non voleva assolutamente nemmeno concepire l’idea che i due si amassero, e la parte di Milena Vukotic come capoinfermiera.
L’altra cosa che ho notato è come la legge Urbani (no, non quella contro lo scambio di file! quella sulla pubblicità all’interno dei film) sia diventata un business, anche se confesso che non ero riuscito ad accorgermi che le tazzine di caffè erano Illy e della marca degli orologi (ma qui eravamo ormai alla fine del film, e stavo sbadigliando che era un piacere). Quarant’anni fa l’attore girava con un po’ di imbarazzo la bottiglia per fare vedere bene la marca; oggi mostrano un palazzo ricoperto da una pubblicità di PostEpay.
Ultimo aggiornamento: 2007-02-25 13:31