Sfruttando l’apertura pasquettale, e considerando che non avevamo deciso di andare a fare un picnic, lunedì Anna e io siamo stati alla Rotonda della Besana a vedere la mostra Corriere dei Piccoli, in occasione del centenario della nascita dello storico giornalino. La mostra rimarrà allestita fino al 17 maggio, quindi avete ancora tempo per andarla a vedere.
Occhei, io inizio a chiedermi come sia possibile che non sia possibile pagare il biglietto di ingresso con un banale bancomat, ma uno sia costretto a usare il contante. Nel 2009. A Milano. Ma facciamo finta di nulla e parliamo della mostra vera e propria. Il materiale presente è indubbiamente interessante, e soprattutto intelligentemente messo nel contesto. Le coppie di cartelloni con il Corrierone sopra e il Corrierino sotto sono a mio parere un modo immediato per accorgersi di come il giornaletto per i piccoli serviva a dare loro esattamente la stessa visione del mondo che poi li avrebbe accompagnati da grandi: cosa ben nota già all’epoca, come si può evincere dalla copia del concorrente Cuore, pubblicata dall’Editoriale Avanti! e in diretta contrapposizione proletaria. La mostra dovrebbe essere stata studiata per grandi e piccoli, tanto che a ciascun cartellone didascalico ne è associato un altro ad altezza bimbo con il testo teoricamente adattato, anche se spero che non mi capiti mai di parlare così complicato a un decenne. Immagino che i laboratori creativi per i bimbi siano simpatici, così come lo è l’animazione di Cocco Bill e Trottalemme che si muovono insieme ai visitatori; lunedì la mostra era praticamente vuota, e quindi ce ne siamo accorti.
Gli anni dal ’60 alla morte per consunzione del settimanale sono fatti forse scorrere via più velocemente, anche se si accenna alle sinergie tra il giornale e la televisione; ma forse è meglio così, visto che nonostante siano quelli magari noti a me e ai coetanei sono molto meno interessanti. Mi sarebbe piaciuto un maggiore approfondimento sulla normalizzazione fascista nel Ventennio e magari un maggiore confronto con quanto accadeva negli USA e in Europa parallelamente alla crescita del Corrierino, ma forse era troppo per la Fondazione Corriere. I pupazzi di cartapesta presenti, in compenso, non mi hanno detto proprio nulla: sono proprio un tipo bidimensionale.
Ultimo aggiornamento: 2009-04-15 07:00