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Balla – la modernità futurista (mostra)

Cosa può fare un’acculturata coppia milanese in una domenica fondamentalmente solatia ma ancora freddina di metà aprile? Va per mostre, claro!
La scelta odierna è caduta su Balla, a Palazzo Reale fino al 2 giugno. Vittorio Sgarbi, che in qualità di assessore alla cultura milanese è lo sponsor della mostra, ha intonato dei peana dicendo che è eccezionale, e finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di fare una cosa così grande e importante per un autore famoso ma negletto. Commento mio: bah.
Nulla da eccepire sulla quantità e qualità del materiale esposto, intendiamoci. Duecento opere, tutte sue, compresi molti bozzetti che a mio parere sono davvero utili per comprendere la genesi dei suoi quadri futuristi. Non metto neppur becco sulla scelta di rappresentare solo il periodo 1900-1929: anzi, apprezzo l’avere comunque voluto iniziare con il periodo pre-futurista che a me era totalmente ignoto e mi ha fatto scoprire opere come Villa Borghese – Parco dei Daini e soprattutto La giornata dell’operaio. Peccato però che all’interno della mostra non ci fosse una didascalia una, e che la bigliettaia non ci ha ricordato di prendere il fogliettino lì all’ingresso che effettivamente conteneva una serie di informazioni sulle opere che avremmo trovato. (Altra possibilità è stamparsi le informazioni dal sito, cercando di non accorgersi che hanno scritto in grassetto Riscostruzione anziché Ricostruzione).
Anche la disposizione della mostra non è delle migliori: non c’è un percorso ciclico il che significa che devi tornare indietro; sono state aggiunte delle pareti provvisorie non solo per creare più sale, il che è anche comprensibile, ma anche come contropareti – cos’è, non hanno ancora finito di rimettere a posto quell’ala del palazzo? Inoltre lo spazio è piuttosto angusto. C’è un video, un riassunto del film francese del 1972 “Balla e il futurismo”, che a posteriori ci ha salvato la visita perché ci ha permesso di porre in un contesto storico le opere che abbiamo visto; peccato che sia all’interno di una delle sale espositive, e senza una sedia “per problemi di spazio”, come dice un cartello appiccicato all’inizio della mostra.
Insomma, il tutto sembrava tanto un hard discount della cultura, con la piccola differenza che il biglietto è di 9 euro e di sconti non se ne parla, a meno che non siate soci Touring (chissà poi perché).

Ultimo aggiornamento: 2008-04-20 18:00