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Torino

Ieri nel tardo pomeriggio sono stato a Torino, alla giornata inaugurale dell’edizione 2008-09 di GiovedìScienza: non per altro, ma i Rudi Matematici erano lì a ritirare la versione speciale del Premio Peano 2007 e non potevo perdere l’occasione di vederli tutti e tre (e comprarmi il loro nuovo libro Rudi Ludi, oltre che vedermi regalare inaspettatamente una copia di Flatterlandia. Ne ho approfittato poi per cenare da Maria e Yagoub, e vedere la loro nuova casa.
La conferenza del vincitore del premio Peano “ufficiale”, Donal O’Shea, sembrava quasi una scena del teatro dell’assurdo. Non ero mai andato ai GiovedìScienza nemmeno quando vivevo a Torino, e mi ha stupito la quantità di persone anziane che erano lì, non si sa bene cosa si aspettavano, e si sono trovate una conferenza comunque matematica, con parti che non capivo bene nemmeno io. Uno dei tanti misteri sabaudi. Ma quello che mi ha stupito di più è stato lo straniamento che ho avuto nel trovarmi a Torino.
Passi non riuscire a ritrovarmi in via Nizza sventrata per i lavori della metropolitana, anche se ho sbagliato completamente a valutare le distanze e sono salito sul bus in Largo Marconi per fare sì e no due fermate, e dire che il Colosseo dovrei ben saperlo dov’è. Ovviamente la zona dove Maria e Yagoub hanno comprato casa, dietro l’Enviroment Park, per me è completamente sconosciuta, visto che l’hanno costruita in questi anni: ma in fin dei conti l’avevo messo in conto. Ma già riuscire a trovarmi in una piazza, guardarla stolido e capire solo dopo un attimo di essere in piazza Carlina non ha fatto molto bene al mio ego. Ancora più straniante poi è stato percorrere il primo pezzetto di via Livorno. Il sistema 5T mi aveva infatti detto che il modo più semplice per arrivare dai miei amici prevedeva di prendere 18 e 3 e farsi un pezzetto a piedi, appunto per via Livorno. Quella zona la conosco fin da quando ero bimbetto: mio padre andava a rifornirsi in un colorificio che stava lì, una sorella di mia nonna abitava dietro la chiesa all’angolo con corso Umbria, ancora dopo essermi trasferito a Milano andavo dal barbiere in via don Bosco. Ecco: le case sono sempre quelle, ma il posto è diventato una colonia araba. Persino il barbiere adesso è arabo, anche se con le scritte in caratteri latini. Resiste giusto l’autoscuola, a parte la chiesa, del passato che mi ricordo: pensate che non ci sono nemmeno più le auto parcheggiate in mezzo alla strada, una famosa caratteristica della mia città natia. Nulla di grave, solo questa sensazione di straniamento.
Nulla di strano invece a vedere l’ennesima riconfigurazione di piazza Statuto, esempio preclaro della combinatorica messa in pratica, né trovare piazza 18 dicembre tutta a serrande abbassate prima ancora delle 22: questa è la Torino che ricordo. In compenso ho scoperto che Trenitalia zippa i convogli notturni. Abituato ai soliti treni da dieci vagoni, trovarmi un Minuetto formato da due singoli vagoni è stato uno choc. Stavo quasi per chiedermi se fosse il treno giusto. Sono passati pochi anni, ma sta cambiando davvero tutto.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-21 10:34