Guarito a tempo di record dalla faringite – purtroppo con i cannoni, leggasi antibiotici – stamattina mi sono fiondato a Torino per la Fiera del libro, sprezzante di tutti i pericoli. L’idea iniziale era di prendermela comoda e andare col treno delle 11:15, sapendo che il vincolo era rientrare con quello delle 17.50 perché avremmo avuto a cena i genitori di Anna; poi il fato ha voluto che una coppia di imbecilli citofonasse alle sette in punto del mattino, svegliancodi del tutto. Dopo mezz’ora di rigirii nel letto, ho pensato bene di alzarmi, preparare colazione e dispormi a prendere il treno precedente, delle 9:15. L’idea si è rivelata fruttuosa: a parte il trovare un picchetto di agenti al binario – che però mi sa tanto volevano solo controllare che queli che andavano alla manifestazione antiisraeliana avessero almeno pagato il biglietto del treno – il regionale è stranamente arrivato in orario e ho potuto prendere la coincidenza per il Lingotto, inteso come stazione ferroviaria. Qui ho scoperto che c’è sì la Passerella Olimpica (molto carina, così come molto carino è il Villaggio Olimpico: hanno fatto proprio un bel lavoro) ma che é ben decentrata rispetto alla stazione, e ci vogliono venticinque minuti a fare tutto il giro. Dire che basterebbe fare un’uscita del sottopasso della stazione dall’altro lato e si risparmierebbero come minimo una decina di minuti: il risultato estetico sarebbe ben minore, ma mi stupisce quasta perdita del sano pragmatismo subalpino.
Ad ogni modo la Fiera è la solita bolgia. Come tutti gli anni ho saltato a piè pari gli stand dei grandi editori, che tanto basta andare giù in Feltrinelli in Duomo per vedere le ultime loro uscite, e mi sono ordinatamente sciroppato i tre padiglioni principali con il mio famoso percorso a serpentina, per assicurarmi di non perdere nulla. Come tendenze, ho notato un numero più o meno costante di banchetti assolutamente fuori tema – a meno che la penna stilografica con inciso il tuo nome serva per scrivere libri; una sempre fortissima presenza dell’editoria cattolica, anzi cristiana in genere (la Società Biblica di Ginevra vendeva Bibbie a un euro e mezzo, se qualcuno fosse curioso); molti stand di regioni italiane, ma nulla di europeo se non uno stand francese e uno piccino piccino della… Lituania (non fossi un timidone, avrei scambiato qualche parola con la standista :-) per sapere il perché della loro presenza). La vera differenza rispetto agli altri anni è data dagli editori di print on demand (ne ho visti almeno quattro: Kimerik, Lulu, e altre due di cui mi sfugge il nome: sapete, la mancanza di interesse…) e dalle librerie online. Bol non l’ho vista, ma c’erano sia IBS (più rutilante) che Deastore, che ha preferito andare sugli incontri con gli scrittori ma non so quanto sia riuscita a sfondare sul grande pubblico. Di ebook intesi come hardware ho visto solo quelli venduti da Tombolini con la sua Simplicissimus, dove tra l’altro sono riuscito a salutare Daniele Minotti anche se purtroppo non ho potuto sentire la sua presentazione del Minottino causa treno da prendere. Nel giro mi sono anche imbattuto in Zop che stava facendo delle per me improbabili inteviste (poi saranno serissime, intendiamoci!). Però, sarà l’età che mi sta facendo perdere le sinapsi o i residui della febbre dei giorni passati, sono riuscito a dimenticarmi di dare uno squilo di telefono a Luigi che sapevo essere alla mostra, e vedere Aragno, dirmi “ah sì, devo chedere loro di Flatterland, ma li becco al prossimo giro della serpentina”, e dimenticarmene del tutto.
Israele? Mah. Gli organizzatori hanno letteralmente rinchiuso in un angolo la parte relativa, e quando ci sono passato c’erano lì vicino cinque o sei poliziotti: a fare figura, perché era chiarissimo che la vera sicurezza era stata appaltata a guardie private probabilmente israeliane in borghese, con giusto una spilla che indicava più o meno cosa facevano, e con l’aria non esattamente amichevole. Da un certo punto di vista la cosa è stata un po’ deprimente: ho avuto la possibilità di saperne di più sulla letteratura israeliana nelle altre edizioni della fiera. Dagli altoparlanti hanno avvisato un paio di volte di rimuovere “per ragioni di sicurezza” le auto parcheggiate in via Genova e piazza Filzi: cosa sia poi successo non lo so, almeno mentre sto scrivendo questa notiziola in treno, rientrando a Torino.
Poi vabbè, c’era lo stand “beppegrillo.it”. Non scherzo, l’aveva messo ovviamente su Casaleggio ma il nome ufficiale era beppegrillo.it. Per la cronaca, era vicino alle edizioni Baha’i.
Avrò speso una settantina di euro in libri, nemmeno poi troppi a dire il vero. Forse è peggio il fatto che non mi sia segnato nessun titolo da cercare con calma, però: sto proprio invecchiando. Ah: entrare in Fiera è stato relativamente facile: uscirne, no. A un certo punto, per disperazione, mi sono fatto strada tra quelli che cercavano di andare a un incontro e sono uscito da una porta di sicurezza aperta e presidiata. Invece la mia t-shirt beatlesiana è stata molto apprezzata, a partire dal giovinotto alla reception che mi ha chiesto dove l’avevo presa…
Ultimo aggiornamento: 2008-05-10 22:44