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Il buco di Gioia

C’era una volta il Bosco di Gioia, quello che era stato dato in eredità all’Ospedale Maggiore “per lenire le sofferenze dell’umanità“; e infatti ci hanno costruito l’Altra Sede della Regione Lombardia, il falansterio voluto da Formigoni per aumentare il numero di Madunine sui tetti milanesi. Ma oggi voglio parlare di qualcosa di molto più banale.
Il primo settembre si è aperto un buchetto nell’asfalto all’angolo tra via Melchiorre Gioia e Viale della Liberazione, a un duecento metri dall’ex Bosco di Gioia e soprattutto nel pieno della (s)qualificazione edilizia della cosiddetta Porta Nuova, che sarebbe dovuta essere la nuova città della Moda ma credo rimarrà una serie di palazzoni di uffici semivuoti. E cosa volete che sia un buco nell’asfalto, mi direte? a Milano ce ne sono di nuovi tutti i giorni, qualche mese fa ce n’era uno ben peggiore dietro via Bolzano. Peccato che questo buchetto sia proprio sopra la parte interrata del canale della Martesana, e qualcuno tema che visti tutti i lavori intorno non ci voglia nulla a fare una vera voragine. Così sono dieci giorni che per non sapere né leggere né scrivere hanno transennato quel tratto di strada, lasciando l’accesso solo alle biciclette (cosa di cui motorini scooter moto se ne fregano bellamente, inutile dirlo).
Oggi leggo che l’assessore ai Lavori Pubblici ha comunicato «Me ne sto occupando personalmente»: non nel senso che sta tappando il buco lui, ma che «è emersa l’opportunità di estendere l’intervento di riparazione a un’area più vasta, in modo tale da trasformare un’opera di manutenzione in un lavoro accurato che porterà alla città benefici duraturi». Ora, a parte che quando sento la parola “opportunità” io mi preoccupo sempre, tremo al pensiero del “lavoro accurato”: non solo per i tempi necessari, ma proprio per la qualità del lavoro. Ricordatemi che prima o poi devo raccontarvi la storia del capolinea dell’1 in via Martiri Oscuri.

Ultimo aggiornamento: 2009-09-11 11:49