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Chiove (teatro)

Eravamo un po’ in ritardo con l’abbonamento al Piccolo, e per l’ultimo spettacolo del nostro carnet siamo stati costretti a prendere al buio i posti per questo spettacolo. Direi che però siamo stati fortunati.
Chiove è l’adattamento in italiano, anzi in napoletano (mannaggia, ogni tanto mi servivano i sottotitoli!), che il regista Francesco Saponaro ha fatto dell’opera “Piove a Barcellona” del nemmeno trentacinquenne catalano Pau Mirò. Già il palco non era uno di quelli soliti del Piccolo, ma il retropalco dello Strehler, raggiunto passando per il retro – e vedendo i panni stesi che sembrava tanto di essere in un basso napoletano. Il tutto aveva un’aria di teatro sperimentale, con le lucine di cortesia riciclate da quelle che abbellivano (?) le pareti dello Strehler per il sessantesimo anniversario del Piccolo, e immagino novantanove posti a sedere (se non ricordo male, sotto i cento posti non c’è obbligo di avere vigili del fuoco e simili…).
A parte queste note di colore, lo spettacolo, molto breve visto che dura meno di un’ora, è interessante. Abbiamo Lali (Chiara Baffi) che fa la prostituta e convive col fidanzato, e forse anche magnaccia, Carlo (Giovanni Ludeno); ma ha una strana relazione con uno dei suoi clienti, il libraio Davide (Enrico Ianniello, che con la barba sta molto meglio che come si vedeva nelle foto). L’ambientazione è una casa più o meno dissestata nella zona più povera di Napoli; le varie scene si distinguono non dal luogo ma dai personaggi presenti, e il leit-motiv sono… gli aforismi dei Baci Perugina, con i nomi degli scrittori storpiati in maniera costante dai due fidanzati. Ma la storia è tutta di perdenti: anche quello che sembra avviarsi verso un lieto fine alla Pretty Woman si trasforma in un accordo tra Carlo e Davide per far sì assumere Lali come commessa della libreria di quest’ultimo, ma usandola comunque come “puttana personale”; e l’unico interesse di Carlo è contrattare il prezzo dell’assunzione “compresa di servizi”.
Gli attori sono bravi, anche se a mio parere Carlo almeno nelle prime scene esagera con i tic che dovrebbero caratterizzare il personaggio. Non è comunque facile trovarsi a recitare praticamente sempre in minivestito (Lali, ovviamente) o fare il bastardo che non ha l’aria di esserlo (Davide); il pubblico ha apprezzato molto, e come detto all’inizio confermo che l’opera è interessante, e per una volta diversa dai soliti temi teatrali, classici o moderni che siano.
Lo spettacolo resta in cartellone fino a domenica 22; probabilmente ci sono ancora biglietti Last Minute.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-18 08:01