Come avevo scritto, ieri siamo andati a farci una domenica culturale torinese. Alla fine eravamo solamente in tre, perché il figlio di Monica era stato male durante la notte (anche Monica, ma da Vera Donna aveva deciso che lei sarebbe comunque venuta)
La prima tappa è stata al Museo Pietro Micca, dove avevamo prenotato una visita con una guida di eccezione: il mio amico ed ex collega Danilo, che ci ha tenuti per due ore e mezzo con tutte le spiegazioni che uno poteva sognarsi sulla storia di Torino intorno al 1700, oltre ovviamente a un giro delle gallerie in versione de luxe. Le gallerie non sono fatte per uno come me, e ho girato per la maggior parte del tempo curvo: devo però dire che il percorso è davvero interessante, e garantisco che il giro standard – quello che si incentra sul giro sotterranei e taglia molto la parte storica, ma d’altra parte siamo stati noi a tempestare il povero Danilo di domande su domande – è divertente. Magari avrete dei problemi sui filmati che raccontano quello che facevano i minatori, visto che spesso parlano in piemontese: molto edulcorato, visto che io capivo tutto senza problemi, ma pur sempre una lingua straniera per la maggior parte degli italiani.
La seconda parte del giro è stata alla mostra su Primo Levi, che si terrà fino a domenica prossima al Museo diffuso della Resistenza (ecc. ecc., il nome completo del museo non finisce più) nella sede dei vecchi Quartieri Militari in corso Valdocco. Devo dire che la mostra mi ha deluso: a parte la curiosità del video olandese (o fiammingo, le didascalie erano comunque in quella lingua), c’erano molti pannelli che raccontavano la vita di Levi, qualche edizione a stampa delle sue opere, ma ad esempio nessun manoscritto. Veniva anche proiettato un video di una sua intervista del 1985 in Rai, che è stata la cosa probabilmente più interessante. Molto meglio l’esposizione permanente, che per restare sul tema della giornata era nei sotterranei, e che aveva una serie di installazioni multimediali incentrate sugli anni tra il 1938 e il 1948. Peccato che l’idea fosse ottima, ma le cuffie wireless funzionassero più o meno (la mia ad esempio si sentiva su un solo canale) e soprattutto gli spazi sono tali che è praticamente impossibile già solo essere in due a vedere un video, perché il segnale audio è molto strettamente direzionale per evitare interferenze con il tipo che ti sta gomito a gomito. A volte, soprattutto per i video con i volti delle persone che raccontavano il loro passato, facevo prima a leggere i sottotitoli in inglese – un po’ fuori sincrono con il parlato, ma tanto non c’era necessità di seguire il labiale!
Ultima nota, questa volta in superficie. Il GTT ha pensato bene di fare due “linee tranviarie storiche”, il 7 e il 13/. Ieri erano anche aggratis, così come la metropolitana; non abbiamo usato né le une né l’altra. Però vorrei contestare la definizione di “storico”. A parte la vettura 116, che presumo fosse degli anni ’20, gli altri tram che ho visto in giro sono vetture che io prendevo quando andavo al liceo. E non sono poi così vecchio…
Ultimo aggiornamento: 2007-10-08 10:03