Questa mattina sono uscito da casa un quarto d’ora più tardi del solito: nel pacco di carta che c’era alla fermata della metro non ho trovato Goool!, che tanto però non prendo mai, né Leggo. In compenso c’era un giornale dal nome appunto Technoshopping, e con sottotitolo “realizzata dagli esperti di Suono, CarAudio, TuttoDigitale”. Il colophon afferma che è una pubblicazione mensile, già arrivata al secondo anno di vita, e che costa 2 centesimi di euro (mai capito questa storia, se non sbaglio anche Leggo ha un prezzo nominale).
Non che in realtà ci sia molto da dire: il giornale è unicamente composto da redazionali, tranne al limite l’articolo in prima pagina. Attenti! Non sto affatto denigrando il giornale: non vi è nulla di male, non è venduto – anzi regalato – come guida ragionata o altro, quindi dal suo punto di vista esegue perfettamente il suo obiettivo, ed è utile per chi vuole avere un’idea di una serie di prodotti di marche differenti. Quello che però mi chiedo è se in effetti tutta questa free press non stia abbassando ancora di più il lavoro del giornalista, che ormai si riduce sempre più spesso a fare il copincolla di cartelle stampa e lanci di agenzia, il tutto probabilmente per pochi soldi e un contratto precario. Gli editori si lamentano delle esose richieste del sindacato e bloccano il rinnovo del contratto, ma a quanto pare non si preoccupano più di tanto!
Ultimo aggiornamento: 2006-11-20 22:17