Chi ha la mia ormai non più verdissima età forse si ricorderà che la sua antologia scolastica conteneva una poesia – molto sperimentale… – che parlava di “coniglipolli”. Questa poesia era una specie di araba fenice, e non ci si ricordava nemmeno l’autore: non possiamo che ringraziare la rivista Rudi Mathematici, che dopo avere lanciato un accorato appello è riuscita a scoprire che è un’opera di Elio Pagliarani da “La merce esclusa”. Nel sito di RM potete leggere la poesia, che garantisco merita davvero; io mi limito a un suo riassunto e a una considerazione matematica.
La poesia espone un problema aritmetico, di quelli che vengono dati a scuola dalla maestra e che probabilmente sono la causa principale della disaffezione, quando non addirittura dell’odio, per la matematica. Ecco il testo.
Un ragazzo vede conigli e polli in un cortile. Conta 18 teste e 56 zampe. Quanti polli e conigli ci sono nel cortile?
Il metodo di soluzione esposto nella poesia prevede di considerare un conigliopollo, animale con due teste e sei zampe. Diciotto teste sono quelle di 9 coniglipolli, che hanno in tutto 54 zampe: quindi ce ne avanzano due. Come facciamo? Nessun problema: introduciamo anche il coniglio spollato, animale ottenuto togliendo un pollo da un coniglio e quindi con 1-1 = zero teste e 4-2 = due zampe. In tutto quindi abbiamo 9 coniglipolli e un coniglio spollato; vale a dire (“ed ora i conigli coi conigli e i polli coi polli”, come scrive Pagliarani) 9+1=10 conigli e 9-1=8 polli. Et voila.
Ora, dal punto di vista prettamente matematico abbiamo semplicemente fatto un cambio di variabili: X=x+y, Y=x-y. Niente di che. Ma a pensarci un attimo su, l’idea è semplicemente stupenda. Esci completamente dalla realtà – quanti coniglipolli hai mai visto in vita tua? – e in questo modo trasformi quello che, diciamocela tutta, è un noioso esercizio in una scena surreale che ha l’enorme vantaggio di farti calcolare la risposta in un attimo, persino a mente se ne hai voglia. La matematica, in fin dei conti, è anche questo: la ricerca di un modo per risolvere i problemi semplificandoli, un po’ come nella barzelletta con la pentola d’acqua da fare bollire dove il matematico se trova la pentola già piena d’acqua la butta via “per ritornare al caso precedente”.
Peccato che questa cosa non s’ha da fare; sempre dalla poesia, “non che violasse le leggi è che dissero basta / la famiglia gli amici gli esempi dei libri di testo”. Eppure mi chiedo cosa penserebbero gli alunni se una maestra proponesse loro il problema mostrando questa soluzione… forse non avremo dei matematici in più, ma magari almeno ci sarebbe un po’ meno gente spaventata dalla matematica.
(Grazie a Layos per il disegno del conigliopollo!)
Ultimo aggiornamento: 2007-03-01 17:20