Alla fine a vedere Paolo Poli ci siamo andati ieri sera, con altri due amici.
Jacques il fatalista è un romanzo di Diderot, da cui Paolo Poli si è tratto questo pezzo teatrale, ovviamente cucito su di lui. La rappresentazione è stata molto bella, anche se devo dire che personalmente penso che Poli se la tiri un po’ troppo: sa che è bravissimo, ma lo vuole rimarcare tutti i momenti. La compagnia (tutta maschile, di ballerini cantanti) è però affiatata, il che tra l’altro è necessario perché la scenografia è statica e modifica solamente il fondale, ma i costumi sono tantissimi, e vengono cambiati magari in un paio di minuti. Un lavoraccio niente male. Non avendo letto il testo, non so quanto siano state le modifiche: direi però che lo stile di Diderot sembra essersi conservato, pur giocandoci sopra come quando il padrone di Jacques dice “eh, questo finale potrei inviarlo al signor Goldoni per la sua opera”.
Il bis è consistito in un'”Ode al Pitale” recitata da Poli, e una esilarante Cavalcata delle Valchirie che ha fatto sbellicare dalle risa la sala. Il teatro era mezzo vuoto tra l’altro: credo che molti milanesi siano ancora fuori città. La rappresentazione rimane in cartellone fino al 25 gennaio, poi penso girerà l’Italia.
A proposito del teatro, si vede che è vecchiotto. È notizia di questi giorni che la compagnia di stanza al Carcano, con a capo Giulio Bosetti, ha comprato il teatro, con un esborso non indifferente; speriamo che arrida loro il successo!
un altro aggregatore?
Stavo dando un’occhiata nel marasma di link a del.icio.us, un “social bookmarks manager” trovato leggiucchiando Iaia, che tra le altre cose segnalava il noto (a me) Blog Aggregator di Giuseppe “3G” Granieri.
Mi è venuta in mente una cosa. Non sarebbe bello avere un sistema più o meno una via di mezzo tra i due? Cerco di spiegare in poche parole la mia Visione:
– Chiunque può segnalare un link.
– Per segnalare un link occorre essere registrati, indicare il link, selezionarne la categoria (e sottocategoria) e aggiungere un minicommento.
– Può essere utile dare la possibilità a chiunque di aggiungere categorie, ma bisogna pensarci su per evitare una parcellizzazione troppo ampia.
– Ovviamente deve essere presente un feed RSS – ecco a che serve il minicommento :-)
– Sarebbe bello avere la possibilità di un sistema (cgi semplice? cgi che crea un feed rss personale?) che permetta di selezionare, oppure dare pesi positivi e negativi, agli argomenti di proprio interesse e agli amici/nemici/amici di amici, in stile slashdot.
L’ultimo punto è quello che mi preoccupa di più, non tanto per la logica quanto per il costo computazionale. Il resto è relativamente standard.
Qualcuno è interessato?
nuova tipologia di spam
Adesso inizia ad arrivarmi qualche messaggio che inizia con un’accozzaglia di parole in inglese prese a caso dal vocabolario, immagino per fregare i sistemi bayesiani che controllano le parole chiave all’inizio e le successioni improbabili di lettere. Per il momento il sistema mi sembra ancora fregabile con un’analisi sulla lunghezza delle varie parole (mancano i connettivi), ma non ci vorrà molto.
C’è qualcuno che non è affatto stupido, dietro gli spammatori.
Pictura ut poesis (mostra)
La mostra, ospitata a Varese al castello di Masnago, era nata come una retrospettiva di Enrico Baj curata dallo stesso artista, che tra l’altro aveva preparato anche le didascalie alle varie sezioni oltre che decidere che sarebbe iniziata il giorno del suo settantanovesimo compleanno. Purtroppo è morto senza poterci assistere: si può però capire che questo è il suo testamento artistico.
La mostra (ingresso 4 euro; dura fino al 15 gennaio ma forse verrà prolungata al 29 febbraio) è davvero interessante, sia per la quantità di opere esposte che per la loro varietà. Tutti i periodi creativi del pittore sono rappresentati, con opere che almeno io trovo molto belle e piacevoli, anche se mostrano come lui fosse abbastanza fuori di testa.
Noticina: forse ci sono più opere in francese che in italiano che hanno avuto illustrazioni di Baj. Un altro artista misconosciuto in patria.
Riposizioniamoci
alta tecnologia al Museo Egizio
No, non ci faccio una recensione. Il Museo Egizio di Torino è tra i primi tre al mondo, dopo quello del Cairo e giocandosela con la sezione egizia del British Museum; peccato che sia tenuto in maniera assolutamente oscena.
Capisco che rifarlo secondo le moderne tendenze museali (non una serie di vetrine per uso quasi unicamente degli esperti come accadeva duecento anni fa, ma un percorso più fruibile anche dalla gente comune) richieda soldi e spazi. Però forse riverniciare le pareti e spolverare le statue – è granito, mica si rovina nei prossimi cinquemila anni! – potrebbe essere fattibile.
Anche riscrivere le targhette al primo piano non sarebbe male: quella del Libro dei Morti era di un colore marroncino che rendeva chiara la sua datazione agli anni ’30, anche senza notare che il testo era scritto a macchina e con parole tipo “ricavansi” che già il Manzoni aborriva. Divertente la scenetta tra me e Anna: lei punta una frase e mi fa “«Sillogi similari». Secondo loro qualcuno qui dentro sa cos’è una silloge?”. Dopo qualche secondo io replico “Beh, una silloge dovrebbe essere una raccolta… o no? che cos’è?” E lei “Boh?”. (Per i curiosi pigri: era effettivamente una raccolta, quel povero mio neurone non si era già bruciato)
Ma il peggio è stato vedere i mezzi con cui si conservano i sarcofagi. “Purissima canfora”. C’era ancora il cellophane aperto: ho provato a fotografarlo, ma non potevo né mi sarei sognato di usare il flash e non c’era luce a sufficienza. In altre salette, i sali igroscopici erano belli visibili nella loro fiaschetta con tappo di sughero appena intagliato… Bel biglietto da visita!
_Africa_ (mostra)
La mostra, che si terrà fino al 15 febbraio alla GAM di Torino (ingresso 7 euro e mezzo) è davvero stupenda. Divisa in quattro sezioni – che tra l’altro hanno fatto temporaneamente sloggiare la parte dedicata al ventesimo secolo: a mio parere, un vantaggio in più della mostra! – si possono vedere in gran quantità delle opere antiche e moderne di artisti generalmente del centr’Africa. È impressionante vedere la varietà degli stili, che vanno da un verismo che per i soloni europei del 1800 doveva essere per forza copia dei classici greci, a una raffigurazione astratta che è tutto tranne che primitiva. Come sempre io avrei apprezzato qualche spiegazione in più: la localizzazione delle opere era chiara e in alcuni casi veniva spiegata la ragione di certe forme, ma perché zone relativamente vicine hanno sviluppato delle forme di arte così diverse?
Meno interessante a mio parere la sezione sugli avori afroportoghesi: cucchiai e saliere intagliati sicuramente con incredibile bravura, ma che non è che dicessero molto.
Assai meglio l’ultima parte, contenente sia opere moderne di autori africani che opere di europei che si sono ispirati all’arte africana: artisti come Modigliani, Picasso, Matisse giusto per fare qualche nome.
Non abbiamo verificato se con il biglietto si può anche andare a vedere la collezione dell’800: in caso affermativo potrebbe essere interessante andarci a dare un’occhiata, se non ricordo male quanto vidi l’ultima volta che ci andai.