Stamattina è stato istruttivo leggere i giornali a proposito del nuovo sciopero “a largo raggio” dei mezzi ATM.
Ci sono naturalmente delle certezze. Il titolone che campeggia a nove colonne su il Giornale è “Milano in ginocchio e i tranvieri non pagano”. Repubblica invece continua nella sua linea editoriale: la colpa è di Albertini e del governo, al limite – ma proprio al limite – dei cobas, visto che il sindacato è contrario; nelle pagine interne c’è qualche minima concessione alle proteste, ma la maggior parte degli interventi riportati è a favore degli scioperanti.
Più interessante leggere La Stampa che ha preso una posizione decisa contro gli scioperanti. Beh, “decisa” nello stile falsamente oggettivo della Busiarda, al quale noi ci si abitua fin da piccoli. La Brunella Giovara fa un articolo che a prima lettura prende amabilmente per i fondelli i milanesi “che per far soldi non si fermano davanti a nulla”, ma in realtà raccoglie quasi solo pareri contrari; persino Sorgi fa il suo commento nella rubrica delle lettere contro gli scioperanti.
Come mai questa presa di posizione? Agnelli si sta preoccupando di una possibile estensione degli scioperi a Torino, il che impedirebbe a quei pochi operai Fiat ancora rimasti di andare a Mirafiori?
gita turistica
Come cambiano i tempi
lieto fine
Domenica mattina mi metto a preparare colazione, quando Anna mi fa “controlla se la caldaia è andata in blocco, che sento freddo”. In effetti la scritta “AL 4” lampeggia. Resetto tutto, ma immediatamente ritorna l’allarme. Il libretto delle istruzioni non dice molto di più, se non che significa che c’è poca pressione dell’acqua: in effetti il manometro fuori segna zero, giusto perché c’è un fermo alla lancetta.
Però l’acqua c’è, il gas pure, quindi non riusciamo a capire dove sta il problema. Anna si incazza anche di brutto, quasi io potessi fare chissà cosa. I numeri di assistenza Beretta non rispondono, e con un contratto di manutenzione non ci sembra bello provare i servizi 24/7, a parte il loro costo. Insomma, ci organizziamo per quanto possibile senza riscaldamento e acqua calda, aspettando il lunedì.
Stamattina ci telefona uno di quelli cui avevamo lasciato il messaggio in segreteria ieri: non il nostro centro assistenza. Il tipo si fa dire il problema e ci spiega che basta aprire un rubinetto di emergenza (che ha la vite rovescia: io infatti l’avevo visto, ma dal mio punto di vista era già aperto), fare tornare la pressione a un’atmosfera o poco più, e tutto si rimette a posto. Domanda finale del tecnico: “ma non ve l’ha detto il vostro manutentore?” No, non ce l’ha detto. Non lo si trova nemmeno scritto nel manuale.
PS: qui in ufficio Massimo mi fa “bastava che tu mi telefonassi, te lo dicevo io”. Ah, saperlo.
Delirio
Uno se lo aspettava anche, ma svegliarsi (al freddo) e sentire alla radio che i tranvieri milanesi erano in sciopero non è stato bellissimo. Ieri ero indeciso se prendere i mezzi oppure andare in auto: ho immediatamente optato per la bicicletta.
Il traffico era impazzito in maniera assurda: la circonvallazione sotto casa mia era bloccata, e la coda per entrare a Milano dal Naviglio Pavese arrivava a Quinto Stampi, ma in compenso la zona di piazza 25 aprile aveva meno auto, probabilmente perché non riuscivano ad arrivarci. In compenso, una fiumana di pedoni che probabilmente erano scesi da Porta Garibaldi e mi bloccavano il corso omonimo: dieci metri di marciapiede non bastavano loro, e si dovevano prendere anche i tre metri di strada.
L’anomalo bicefalo (teatro)
Lo confesso. Non ero mai andato a vedere Dario Fo. Ho sfruttato così al volo l’occasione, e oggi mi sono ammassato con un migliaio di altre persone per vedere l’ultima replica dello spettacolo del Nobel e di Franca Rame.
Ho finalmente capito perché nell’elenco degli spettacoli si diceva che lo spettacolo durava due ore, ma la recensione parlava di tre ore di affabulazione. Fo non è capace di seguire un copione. Parte per la tangente, poi per la tangente della tangente, e non si riesce più a fermare, per la disperazione di sua moglie che viene praticamente annullata dallo strapotere del nostro. Il fatto è che Fo è davvero bravissimo: la Rame ha sbagliato una battuta, uscendo con una parola inesistente (“spuzzolentare”… ora me la sono ricordata), e subito lui ci ha ricamato su per dieci minuti, con esempi di uso da Dante, Petrarca, Molière, Shakespeare (questi in grammelot, ça va sans dire) e la povera Franca che voleva strozzarlo.
Ma quello che mi ha stupito di più è stata la sua energia. Alla fine dello spettacolo, Franca Rame era esausta, probabilmente non sta nemmeno troppo bene. Lui era ancora pieno di energia, ha raccontato della iniziativa che stanno portando avanti (Il Nobel per i disabili)
Ah, il 23 gennaio su Atlantide TV ci dovrebbe essere lo spettacolo.
chiavi di sicurezza
Come i meno smemorati ricordano, ho rotto la mia copia della chiave di casa, e quindi ho dovuto farmi una copia. La Cisa prevede che queste chiavi siano speciali: non solo puoi modificare la serratura a piacere data una chiave, ma ogni chiave ha un numero di serie, e ti danno un pezzo di plastica stile carta di credito con i dati relativi, in modo da potere andare da un Cisa Center a fartene fare una.
Venerdì sera passo da un ferramenta che mi sembrava sufficientemente grande e che stava chiudendo, e gli chiedo se ne sapeva qualcosa. Lui mi risponde “no, bisogna andare a un centro Cisa. Solo che non so dove sono qui a Milano”. Vi vedo già a dire “basta guardare su Internette!”. Ci avevo provato nel pomeriggio. Il sito è facile da trovare: peccato che l’unico modo per avere questi indirizzi sia compilare un form, comprensivo di casellina antiprivacy.
Così sabato mattina io e Anna andiamo dal ferramenta più vicino, che però ci fa “no, io non ho di queste chiavi: non me le danno. Non sono nemmeno certo che la Cisa fornisca di queste chiavi: potreste provare a cercare un negozio che faccia solo chiavi”. Ce ne indica uno all’Isola: ci andiamo e il tipo fa “nessun problema, solo che vi costa 13 euro”; più o meno il prezzo che avevo pagato l’anno scorso a fare delle copie al Carrefour di Assago, quindi nulla di strano.
Anzi, no. A che diavolo serve fare queste chiavi “speciali” se tanto si copiano più o meno allo stesso modo delle altre, basta cercare un po’ di più e pagare il giusto?
sciopero strano
Stante lo sciopero dei mezzi, ieri sono andato in ufficio in bicicletta, prima uscita “ufficiale” dell’anno. Tempo nemmeno troppo infame, niente nebbia e temperatura civile: poteva andare peggio.
Essendomi mosso sia all’andata che al ritorno una ventina di minuti prima della fine delle fasce protette, ho potuto notare una cosa molto strana. Non tanto i 15 che erano limitati a Gianbologna, per fermarsi al deposito di Col di Lana; un po’ di più i 3 che tornavano a Baggio (che razza di giro!). Il fatto è che ce n’erano troppi!. Meglio: c’era esattamente il numero di mezzi che un sempliciotto si aspetterebbe dopo aver guardato le tabelle con i passaggi. E addirittura i tempi di passaggio erano ragionevolmente corretti: non è che si trovassero tre tram di fila. Eppure il traffico cittadino era il solito – non proprio peggio, forse molti si sono messi in marcia a ore diverse.
Ma allora questo significa che l’accodamento delle vetture non è legato agli ingorghi cittadini, ma alle vetture mancanti perché ATM sottostima il fabbisogno e gli autisti non ritengono conveniente o possibile fare straordinari?