Secondo Leggo e l’Ansa, il comune di Ispica (RG) ha deciso di aprire agli sponsor per la fornitura di stampati agli uffici demografici, il che potrebbe portare a un certificato di nascita con lo sponsor.
In effetti di soldi ce ne sono pochini, tanto che il sito ufficiale del comune è stato aggiornato per l’ultima (e prima?) volta quattro anni fa. Però la finanza creativa della locale giunta poteva pensare a delle utili sinergie: ad esempio, lo sponsor poteva offrire una selezione di suoi prodotti a ogni bambino nato nel periodo del suo contratto pubblicitario…
teprostituezi
Credo che sia rumeno per “prostituirsi”: la mia conoscenza delle lingue non è così completa.
La frase completa è “Dacã esti obligatã sã teprostituezi, te putem ajuta. O cale de iesire se gãseste. Suna-ne 800290290”. Il tutto scritto in bianco su sfondo azzurro sul dorsino di Leggo di oggi, a cura dei ministeri delle Pari Opportunità e del Lavoro.
Apprezzo il principio dietro l’iniziativa, ma mi pare che la probabilità che una persona che non sappia l’italiano prenda il giornale grautito e dia un’occhiata al dorso sia molto bassa. Spero di sbagliarmi.
Sosia timbrico
Volantino pubblicitario, o meglio foglio A4 stampato e sottolineato con pennarellone rosso, su una parete dell’edicola al Fiordaliso: «Sosia timbrico di “zero” ».
Fortunatamente l’ignoto autore del manifesto ha utilizzato il pennarello, oltre che per sottolineare lo “zero” e la data (oggi), per aggiungere la didascalia “Cover di Renato Zero”. Giuro che senza quell’aiutino non sarei riuscito a comprendere il significato di quella scritta.
Però diciamocelo: trent’anni fa il tizio in questione si sarebbe probabilmente fatto chiamare “imitatore”, e ci avrebbe fatto venire in mente Alighiero Noschese, o se preferite quei 45 giri con gli imitatori dei cantanti famosi che andavano di moda a metà degli anni ’60. Ma quando anche gli spazzini sono diventati “operatori ecologici”, mi sembra giusto sdoganare anche i sosia timbrici!
La caciotta esplosiva
Forse qualcuno aveva letto che a una signora romana che stava tagliando una caciotta era scoppiato un coltello che aveva appena comprato.
Più difficile forse è stato scoprire dai giornali qual è stata la causa reale dello scoppio. Molto banalmente, sotto la caciotta c’era il filo del frullatore; la caciotta essendo morbida si è lasciata attraversare dal coltello che ha anche tagliato il filo, facendo un corto circuito che ha portato per l’appunto alla fiammata. Gli agenti del commissariato “sono stati costretti” a denunciare la signora per procurato allarme.
Quando ieri pomeriggio ho sentito la notizia, mi sono chiesto “ma era proprio necessario fare tutto questo casino?” I poliziotti non potevano accorgersene subito? I giornalisti si devono lanciare al volo su queste notizie, come se non succedesse null’altro di interessante? A volte temo che questo sia un’altra parte del Grande Piano Segreto per Rincoglionire la Popolazione.
er derby romano
Io di calcio non ci capisco nulla, e non mi ci interesso neppure. Mi fa paura l’idea da panem et circenses di dovere fare un decreto legge per non far fallire le squadre di calcio, mentre ad altre aziende che hanno alle loro dipendenze gente che guadagna molto meno non è concesso questo salvagente.
Però non riesco a capire quale sia il problema del ministro Pisanu, “questa partita non s’aveva da bloccare”. Una partita di pallone è un evento privato come un concerto rock: che c’entra il Viminale? O questo è tutto un modo per fare casino, e quindi fare accettare il famigerato decreto?
La metro a Torino avanza!
mi è arrivato l’aggiornamento delle notizie sulla costruenda metropolitana torinese. Sì, non riesco a staccarmi dalla mia città natia, anche queste cose servono a mantenere un contatto.
Oggi il sito propone una serie di disegni per le fiancate delle vetture, proposti da Pininfarina, e un sondaggio che durerà tutta la settimana per scegliere la soluzione preferita.
Passi che le possibilità sembrano scelte apposta per far vincere la skyline torinese, con le montagne e la Mole: ma anche mettere quel disegno come valore di default mi sembra francamente esagerato.
Il tempo a Radio Pop
GR di stamattina alle 7:30 (e delle 8, in mezz’ora non cambia nulla). Previsioni del tempo. “Molto nuvoloso o coperto in tutta la penisola, con possibilità di piogge al nord”.
Ora, non so se gli studi della radio siano sottoterra. Ma posso assicurare che da via Ollearo a casa mia ci sono sì e no tre chilometri in linea d’aria, e stamattina non c’era una nuvola in cielo.
Dire che ultimamente avevo perso l’abitudine di ascoltare la radio e fare esattamente l’opposto di quanto da loro consigliato: mi era infatti parso che avessero cambiato pusher meteorologico. A quanto pare, le vecchie abitudini non muoiono.
castello di Lardirago
Essendochè oggi c’è la giornata del FAI, abbiamo deciso di andare a vedere uno dei monumenti aperti solo oggi, e per la precisione il castello di Lardirago, vicino a Pavia. Così oggi pomeriggio io, Anna e i suoi ci siamo messi in macchina e ci siamo lanciati per la bassa pavese.
Il navigatore ci ha sicuramente aiutato a non perderci, ma non ci aveva preavvisato dei nomi dei paesini nel percorso, assolutamente esilaranti: non parlo di Vidigulfo, che è un bellissimo nome longobardo, ma piuttosto delle località Grugnetto e Grugnettino… Io devo comunque tacere, visto che continuo a chiamare il paese “Langhirano” pensando evidentemente al prosciutto.
Arrivati al paese, non abbiamo ovviamente avuto problemi nello scoprire dove stava il castello, che svettava tranquillo e beato. C’è una diatriba irrisolta tra me e Anna: il castello sorge sopra l’unico cocuzzolo in un raggio di dieci chilometri. Forse sono cinque metri di altezza, volete mettere? E’ chiaro che il castello è stato fatto là perché il cocuzzolo era là, ma io affermo che per caso lì c’era un po’ di terra in più, mentre la mia gentil consorte ritiene che ce l’abbiano portata loro la terra: al limite c’era qualche campo neolitico e i medievali hanno semplicemente alzato un po’ il cumulo che c’era. Se qualcuno tra i miei lettori ha la soluzione del quesito, me lo comunichi.
Abbiamo anche visto una coda di gente che non finiva più, anche se il tipo del FAI garantiva – ed effettivamente è stato così – che in mezz’ora saremmo riusciti ad entrare. Dopo questa simpatica attesa siamo così arrivati nella parte compresa tra i due edifici che formano il castello, dove ci siamo comprati due t-shirt marchiate FAI (10 euro cadauna) e finalmente siamo entrati nel castello vero e proprio, con le “aspiranti ciceroni”, due ragazzine della locale scuola media, che ci hanno raccontato i risultati della loro ricerca. Ad essere sincero, ho preferito i disegni che hanno fatto, che purtroppo rimanevano un po’ negletti, senza nessuno che li segnalasse.
La gentile signorina che ci ha fatto da guida era carina, ma aveva un piccolo problema di base: spiegava le cose come a un seminario di storia dell’arte. Tutti voi potete immaginare cosa sia una monofora multilobata, vero? Ecco. Magari ci si può arrivare, se si ha studiato: ma non mi pare esattamente questo lo scopo delle giornate FAI.
Ad ogni modo, il castello è molto bello, anche se prima che riusciranno a finire i lavori di ristrutturazione – tra l’altro strutturale, quindi anche necessari – ce ne vorrà di tempo. I vari rimaneggiamenti, con archi murati o tagliati per fare nuove finestre, danno un’aria favolosa al complesso. Anche il passaggio elicoidale interno, che non è una scala perché è stato studiato in modo da far salire le bestie da soma, è molto carino. Gli affreschi che sono rimasti, invece, non ci hanno detto molto: nulla di eccezionale, insomma.
Il più grosso peccato è che il castello non sarà comunque visitabile nemmeno quando restaurato. I proprietari, il collegio Ghislieri di Pavia, ne faranno infatti un “centro di eccellenza per tenere master”, o almeno è quello che ci hanno detto.